20 Aprile, 2024

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Berlino, Cusma al sesto posto mondiale

Berlino, Cusma al sesto posto mondiale

La gara più attesa della giornata per chi sogna azzurro vola via nel giro di un batter d’ali. Il tempo per la cusma_berlino8discussa sudafricana Semenya di macinare i primi metri e di far capire che non ce ne sarà per nessuno. L’oro le finisce al collo (1:55.45), al termine di una cavalcata solitaria che prelude ad un possibile lungo, lunghissimo (vista l’età) dominio della specialità, simile, e non solo per un fatto anagrafico, a quello, appena concluso, targato Maria Mutola. Le medaglie vanno alla keniota Janet Jepkosgei, l’unica a tentare di tenere il ritmo (1:57.90), e alla britannica Jenny Meadows, brava a presentarsi a Berlino nella forma della vita, e a scegliere l’attimo giusto (probabilmente fatale all’azzurra) per partire alla caccia del podio. La gara è lineare,

come detto. Semenya se ne va subito, allo sparo (26.8 ai 200), e passa a metà in 56.83. Cusma è nel gruppetto, in quinta posizione, staccata di meno di un secondo. Sembra rilassarsi un attimo in vista della linea trasversale, come a voler evitare, proprio in extremis, di passare troppo forte, ma è solo un’impressione, anche perché il ballo è in corso, e non c’è spazio per i tentennamenti. La terza curva scorre via con il plotoncino che si allunga, e la Semenya sempre al comando. Sul rettilineo opposto, dalle retrovie, Elisa ingrana la marcia bassa e tenta, già al limite del fuori giri, di accodarsi alle migliori.

E’ quello l’attimo fatale: la Meadows, all’esterno, sta facendo altrettanto, e in quell’attimo, lungo 80 metri, supera l’azzurra; arriva l’ultima curva e la Cusma è costretta ad accodarsi, rompendo il ritmo nel momento di massima tensione, mentre la britannica vola verso il bronzo (quasi argento, visto che la Jepkosgei chiude gli ultimi metri per inerzia) in rimonta. Nei centimetri finali, la modenese deve anche rintuzzare il ritorno della spagnola Martinez, e chiude al sesto posto in un eccellente 1:58.81, non lontano dal suo personale di 1:58.63 (il tempo che non le consentì di andare in finale a Osaka due anni fa). Fine. E non si può, non si deve,  parlare di occasione persa. Gli applausi italiani, convinti, sono tutti per l’Elisa, che porta l’Italia in una finale mondiale degli 800 per la prima volta, e dimostra di aver chiuso pienamente il processo di maturazione avviato quattro anni fa a Helsinki, quando fece il suo esordio iridato da quasi sconosciuta. Ora si aprono per lei scenari nuovi, che potrebbero anche portarla, grazie alla guida saggia di Claudio Guizzardi, con maggior continuità sui 1500 metri. Terreno dove le doti muscolari sempre più determinanti negli 800, hanno un peso decisamente inferiore.

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