25 Aprile, 2024

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BALDINI: “AMO LA MARATONA, NON RIESCO A SMETTERE”

BALDINI: “AMO LA MARATONA, NON RIESCO A SMETTERE”

Stefano Baldini a Barcellona correrà la sua ultima maratona d’alto livello, deve difendere il titolo vinto 4 anni fa. Dietro di lui non c’è nessun giovane_______di Cesare Rizzi  Aveva provato a starne lontano, Stefano Baldini. Ma il suo destino sportivo è legato in modo inscindibile ai 42 chilometri e 195 metri. Aveva provato a stare lontano, dopo Pechino, alla specialità che lo rese un immortale dell’atletica italiana, che ne fece – il 29 agosto 2004 – il “dio di Maratona”, grazie a un’impresa sulle strade olimpiche ateniesi e a un fortunato titolo de “La Gazzetta dello Sport”. Non ce l’ha fatta: tornerà in maratona, per la prima volta dopo Pechino, agli Europei di Barcellona. Una manifestazione nella quale ha un ruolino di marcia impressionante: oro a Budapest 1998, avamposto di una storica tripletta italiana davanti a Goffi e a Modica; oro a Goteborg 2006, quindi campione in carica.

Il 24 agosto 2008 a Pechino Stefano Baldini annunciava l’addio alla maratona: ancora qualche gara su strada, giusto per rispettare gli impegni già presi, poi il saluto definitivo all’atletica. Perché sei tornato sui tuoi passi?
«Perché avevo ancora voglia di correre, ma non solo.
 Non sono “riuscito” a smettere anche perché non ho trovato un’attività lavorativa che mi stimolasse. All’inizio pensavo
 di chiudere nel 2009, ma per farlo avevo bisogno di essere “stuzzicato” da un grande appuntamento. Il mio allenatore Lucio Gigliotti mi ha lanciato quest’idea della maratona agli Europei di Barcellona: rispetto a quella di una manifestazione “globale” come Mondiali od Olimpiadi ha una concorrenza decisamente più abbordabile, il livello medio è buono ma non siderale come in altri eventi. In fondo sono pochi gli atleti europei nei primi cento delle liste mondiali della maratona».
Hai disputato la Bupa Great North 10k di Sunderland in Gran Bretagna, gara di 10 chilometri su strada allestita dagli stessi organizzatori della Great North Run ottobrina. Com’è andato il percorso di preparazione alla maratona catalana?
«La corsa di Sunderland è stato un test breve ma significativo (6° in 29’31”), che mi ha dato buone indicazioni. Purtroppo il percorso verso Barcellona è stato irto di difficoltà. Nei miei programmi avrei dovuto correre la maratona di Treviso (in cartellone il 14 marzo scorso, ndr) , ma sono stato costretto a stare fermo per l’intero mese di marzo a causa della rottura di un piccolo tendine vicino al bicipite femorale. La condizione ora è abbastanza buona, ma è chiaro che avrei preferito effettuare almeno un collaudo sui 42,195 km. Invece così la gara degli Europei diventa un piccolo salto nel buio».
Che Baldini vedremo in gara a Barcellona?
«Spero di riprovare vecchie sensazioni, anche se sono quasi due anni che non disputo questa specialità. Correrò con umiltà. Non ci sono africani, ma comunque avversari di valore: l’ex siepista austriaco Günther Weidlinger, che ha esordito in maratona solo nel 2009 ma ha già corso molto veloce. Poi lo spagnolo Martinez, che correrà in casa e chiuderà la carriera proprio agli Europei. Infine gli atleti polacchi, sempre solidi sulla distanza».
La maratona partirà domenica 1° agosto alle dieci di mattina: farà già caldissimo?
«Si parte a quell’ora per evitare la forte umidità che invece attanaglia Barcellona alle sette del mattino. Speriamo in qualche nuvola: abbiamo controllato le statistiche climatiche del periodo e purtroppo è difficile che possa piovere. Ormai comunque ne ho fatte parecchie di maratone in quelle condizioni: sono consapevole di ciò che ci aspetta».
La situazione climatica potrà ricordare quella di Atene 2004 (quando la gara partì invece nel tardo pomeriggio)?
«Allora fummo fortunati perché fu poco umido. È soprattutto l’umidità quella che temiamo di Barcellona, più che le alte temperature in sé».
L’Italia è anche detentrice della Coppa Europa di maratona: puntate al bis?
«Ci hanno dato dei “vecchi”, dei “master”: non hanno tutti i torti, perché in effetti l’età media della nostra squadra è piuttosto alta (con Baldini ci sono Ruggero Pertile, Migidio Bourifa, Ottaviano Andriani, Denis Curzi e Daniele Caimmi, ndr). Anche Spagna e Portogallo non sono da meno però dal punto di vista anagrafico. Ce la giocheremo».
A proposito di “anzianità”, perché la maratona azzurra fatica così tanto a trovare ricambi?
«Perché c’è meno voglia di far fatica, non solo in chiave maratona ma anche nel mezzofondo in pista: i soli sei partenti ai 5000 degli Assoluti di Grosseto sono lo specchio di questa situazione. In compenso si corre e si va forte nel mondo amatoriale, ma purtroppo manca la punta dell’iceberg. Mancano quei ragazzi che avevano corso forte da giovani ma hanno mollato a 18 anni magari per ricominciare dopo i trenta. Quando si può ancora correr forte, ma il treno per l’agonismo di livello ormai è perso».
Non vede all’orizzonte un nuovo Baldini o quantomeno un atleta giovane che possa far bene a livello europeo?
«Nella generazione attuale no. Io a 25 anni correvo già in 2 ore 07’, ora non c’è nessuno che corra in 2 ore 10’».
E invece Stefano Baldini cosa farà da grande?
«Questo sarà il mio ultimo anno di agonismo e Barcellona sarà sicuramente l’ultima maratona. Poi spero proprio di rimanere nell’ambiente: mi piacerebbe dare qualcosa a un mondo che mi ha dato tantissimo».
In fondo, chi vorrebbe mai che il dio di Maratona uscisse dall’Olimpo della corsa?

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