Dopo 27 anni circa cade il record italiano della 4×100. I nomi storici di Stefano Tilli, Carlo Simionato,Pier Francesco Pavoni e Pietro Paolo Mennea vengono sostituiti da quelli di Roberto Donati, Simone Collio, Emanuele Di Gregorio e Maurizio Checcucci. Coprono il giro di pista in 38”17 contro il precedente 38”37 del 10 agosto 1983. Allora quel tempo donò all’Italia di Carlo Vittori l’argento mondiale; ora vale l’argento europeo per gli Azzurri di Filippo Di Mulo. L’impresa è stata realizzata da quattro velocisti bravi ma non fenomenali: il segreto, come tutti possono immaginare, è stato il lavoro serio da tutti auspicato. Cambi perfetti con il testimone che nei tre cambi è passato da una mano all’altra sempre nello spazio di un passo, volando negli ultimi 300 metri alla velocità oraria di
chilometri 42,613. Successo di un gruppo e della volontà, frutto di una scelta di lavoro da sempre invocata e spesso disattesa. Siamo felici per questi ragazzi e per chi la ha seguiti con assoluta determinazione. Possiamo affermare senza titubanze che la prestazione ci rende felici e non ci sorprende affatto, da tempo attesa e preventivabile. Come era purtroppo preventivabile che Andrew Howe non potesse fare miracoli. Si è battuto bene, con sei salti a cavallo degli 8 metri ma il balzo migliore di 8.15 non gli ha consentito di classificarsi meglio che quinto. La volontà c’è tutta ma ovviamente manca ancora la potenza e la condizione. Conclusione dei campionati con le staffette del miglio. Le ragazze (Bazzoni, Milani, Spacca, Grenot) si classificano al quarto posto con il nuovo primato di 3’25”71; gli uomini si battono eccezionalmente sino alla tersa frazione ma poi affondano. In mattinata la corsa sui 42 km e 195 metri aveva dimostrato ancora una volta che la Maratona non perdona. Stefano Baldini, alla sua 27sima esperienza sulla distanza, si è ritirato a metà gara. Una resa che non cancella ed anzi esalta tutta una carriera ai vertici assoluti. Anche Gelindo Bordin chiuse la carriera proprio a Barcellona nel 1992: ma tutti ricordano le sue vittorie e non l’ultima gara poco felice. Ha sognato a lungo Ruggero Pertile, nome di grande tenore ( parliamo di Aureliano) e che ha tentato il “do di petto” quando, terzo in classifica, ha forse speso troppo puntando all’argento. E’ stato bloccato dai crampi ma è riuscito a reagire, terminando quarto più per volontà che di forza. Qualcuno si è chiesto come mai i nostri più qualificati uomini di resistenza (oltre a Pertile anche Schwazer) abbiano accusato lo stesso inconveniente muscolare. Sarebbe interessante avere una risposta. Concludiamo il discorso sulla maratona sottolineando come i commentatori televisivi abbiano citato tutti i meritevoli allenatori italiani dediti al gran fondo. Si sono dimenticati solo di Oscar Barletta: peccato, hanno ignorato il migliore di tutti… Alla resa dei conti l’Italia ha dimostrato una ritrovata vitalità. Ma nel medagliere si trova al 17° posto e non ha vinto nessun titolo. Nella storia degli Europei era successo una sola volta, nel 1958 a Stoccolma mentre nel 1938 (uomini a secco a Parigi) avevamo registrato il successo della Testoni a Vienna. Stiamo meglio nella classifica a punti ma c’è ancora tanto cammino da fare