29 Marzo, 2024

Il portale podistico
Un maratoneta a Roma

Un maratoneta a Roma

La Città eterna con il suo fascino, la sua grandezza e la sua 42K, corsa e raccontata, attraverso la penna e una piccola fotocamera, dal nostro world runner. «Siete a Roma, a ROMA. GLADIATORI…». Lo speaker scandisce le parole con maestria: «…GLADIATORI, la gloria di Roma vi aspetta!». Mi viene la pelle d’oca a sentire la parola gladiatori urlata al microfono. Sono lì, di fronte la prima fila. Davanti i top runners scalpitanti. Un addetto alla sicurezza mi tira da un braccio. «Ti travolgeranno – mi urla nelle orecchie – vieni via!». Non ci faccio caso, sono come ipnotizzato. Attraverso l’obiettivo vedo le dita dei top runners pronte a far scattare il cronometro che hanno al polso. La loro adrenalina mi travolge. Decido in

 quell’istante, correrò la maratona di Roma. Desidero anch’io quella gloria che spetta a questi gladiatori in calzoncini e scarpette. Devo solo capire quando, ma la correrò. Così farò anche felice la mia inseparabile partner che di maratone ne ha già corse parecchie.Fu il primo incarico che Runner’s World mi affidò, nel 2006, invitandomi a fotografare la maratona nella capitale. Amo Roma. La proposta non poteva essere più gradita. Condivisi la trasferta insieme alla redazione ma tutte le emozioni vissute furono personali, travolgenti. Mi aggiravo per i primi chilometri del percorso, infarciti di storia dell’Impero, come un invasato. Attraverso l’obiettivo, vedevo solo il mio Io che correva la maratona. Pensavo e programmavo…ma ci son voluti quattro anni prima che mi schierassi al via. Non erano i 42k che mi spaventavano, ma trovare il tempo per allenarmi con continuità sulla distanza. Con il mio lavoro da zingaro, è un problema serio. L’anno scorso ero bell’e pronto. Poi il giorno che la maratona prendeva il via io correvo verso Machu Picchu (RW gennaio 2010, “Il sogno di tutti”, il nostro world runner fece il giro del mondo con le running shoes nella valigia, n.d.r.). Annaspando l’aria per l’altitudine.

Roma sembrava stregata ma non ho demorso. So che l’avrei corsa, prima o dopo. Corro da sempre. Se non altro per preparami ad altri sport. E l’ho fatto anche seriamente in una forte squadra di Triatlon. Con quest’esperienza, e volendomi misurare su una maratona specifica, su Roma, ho diretto l’allenamento in ciò che ritenevo più opportuno, sperando di farla, finalmente, quest’anno. Come gladiatore volevo arrivare in fondo, e tutto intero. Pensare alla città eterna mi ha motivato continuamente. Specialmente col clima avverso di questo passato inverno, dove mantenere una regolarità di allenamento è stato veramente difficile. Preparavo la mia prima maratona… incredibile a credersi, vero? Pensare che ho attraversato il deserto del Sinai in mountain bike in autosufficienza, e scalato il Rwenzori (terza montagna d’Africa con 5.109 mt) con le macchine fotografiche al collo. Il tutto allenandomi con la filosofia del runner. Perché la corsa è la base di tutti gli sport. Insomma, la prima maratona, non volevo saltare né patire. Ciò avrebbe reso lo splendido panorama romano parecchio amaro.

Ogni domenica un bel lungo. Cominciamo con una ventina di km, aumentando sempre. Mai più sotto i 25, con una garetta domenicale da 30. La 30k del Principe, a Salsomaggiore, nel Parmense. Questo è stato l’ultimo lungo, a tre settimane da Roma. Poi sedute quasi regolari, di 7-10k, a ritmo allegro/veloce. Il tutto, possibilmente, sempre sullo sterrato. Questo ha dato grandi frutti. Personalmente ho corso l’intera maratona guardandomi intorno. Mai per terra. Sentivo i piedi reattivi e rapidi nel correggere eventuali asperità del percorso. Solo durante l’attraversamento delle rotaie del tram ho chinato lo sguardo.

Essendo la prima maratona, mi è sembrato giusto curare anche l’alimentazione in modo particolare. Carboidrati semplici (pasta/riso) tutti i giorni prima dell’allenamento. Tantissime verdure, sempre. Proteine per la ricostruzione muscolare alla sera. Particolare attenzione agli alimenti ricchi di ferro con l’accortezza di mangiarli accompagnati sempre da una dose di vitamina C che ne facilita l’assorbimento (io soffro di carenza genetica di ferro). Allenandomi d’inverno, stagione povera di frutta e varietà di verdure, decido per un’integrazione specifica di vitamine e minerali. Allo scopo metto alla prova un prodotto americano (in questo gli americani ci sanno fare) della Nutrilite che si chiama DoubleX. Tre pasticche colorate da prendere due volte al giorno. Non è la prima volta che mi cimento in questo onestamente, ma, da sempre attento a quello che tenta di dirmi il corpo, ho notato una discreta riduzione dei tempi di recupero. A 45 anni è come sognare ad occhi aperti. Senza cambiare la mia usuale tabella di lavoro quotidiana, che prevede una quantità di sonno assai ridotta, mi sono sempre presentati all’allenamento con voglia ed energie. Pochissimi tentennamenti. Più dovuti al clima che alla stanchezza.

È così che arrivo a Roma carico come una molla. Di fianco al Colosseo, il sogno lo tocco con mano, finalmente Gladiatore. Ho con me una piccola macchina fotografica. Una piccola ma moderna Sony che mi consentirà di scattare immagini della maratona vista dal di dentro. Fotografie di qualità certa per finire sulle pagine di Runner’s World con questa storia.

In mezzo a tanti podisti, non si sente volare una mosca. Ma si parte? Ma quando? Poi il gruppo davanti a noi si muove. Capiamo che è arrivato il fatidico momento. Lo speaker è rimasto silenzioso per noi così lontani dalla linea di partenza. La pelle d’oca di quattro anni or sono non s’arriccia.

Corriamo intorno al Vittoriano, di fianco a un centurione-podista. Erede di quelle legioni che han percorso l’Impero a passo di corsa. La testa gira ovunque. I primi chilometri sono da perdere la testa. Il Vittoriano a sinistra, il Teatro Marcello, limite del Ghetto, a destra. La bocca della verità, il Circo Massimo. Io e Morena avanziamo con calma (ben al di sotto degli allenamenti programmati) per fotografare e fotografarsi, fare amicizia, condividere passioni con altri runners, godere di Roma. Arriviamo sul Tevere. Gli spettatori sempre pochi, nota dolente di tutte le maratone italiane. Roma non fa differenza. Di contro i sampietrini non sono questa esperienza traumatica. L’allenamento percettivo, con tanto sterrato e campi agricoli, da i suoi frutti. Sicuri come siamo, i nostri occhi vagano sulle bellezze della città eterna, non guardiamo dove mettiamo i piedi. Giriamo intorno a Castel Sant’Angelo e sbuchiamo in via della Conciliazione. Davanti a noi il cupolone di San Pietro. Ci fermiamo. Foto. Due brevi chiacchiere. Per questo corriamo a Roma. Per emozionarci. Ci allontaniamo quasi a malincuore anche spinti dall’incitamento degli spettatori stranieri in vacanza, sorpresi di vedere tanti podisti in Vaticano.

Ma a questo punto, sorpresa tra le sorprese, corriamo verso la noia. Lungotevere anonimo con breve sguardo sulle piscine del Foro Italico. Salita sulla tangenziale Est, con vista sul traffico auto in senso opposto. Aneliamo a rientrare nella città. Nella Roma più bella. Sono sorpreso da questo tentativo di fare di Roma una maratona veloce, la più veloce d’Italia, a discapito di quello che che può dare. Veramente. Sono convinto che correre a Roma sia un’esperienza unica, meravigliosa. Non ripetibile altrove. Se voglio fare una maratona veloce, non scelgo Roma. Roma è una perla che va valorizzata come “unica” non entrare in concorrenza con altre maratone per vedere dove si stacca il tempo più breve. Tempo che poi, diciamocela tutta, ogni domenica può essere potenzialmente abbassato in un’altra maratona. In una costante gara a perdere il primato. C’è un primato invece che Roma non potrà perdere mai ed è far correre migliaia di appassionati nella storia. La Storia, con la esse maiuscola. Questo sento quando arriviamo vicino all’Ara Pacis. Sento di essere tornato a correre la maratona che ho sognato per quattro anni. Piazza Navona. Il corso. Le scalinate di Piazza di Spagna. Fontana di Trevi. Quante monetine il mondo intero ci lascia per affrancarsi il diritto di ritorno. Cancello dalla mente quel triste passaggio al 32km, tra due ali di macchine in coda. La solita polemica all’italiana. Non si può fermare una città per una maratona. Eppure altrove ci riescono, perché Roma, la magnifica, deve accontentarsi della mediocrità?

Ho intervistato decine di persone che hanno corso a New York. Nessuno mi ha accennato al cronometro, ma solo all’atmosfera che si respira correndo lì con la gente che ti acclama per tutti i 42K. Chi ho intervistato correndo per Roma, mi ha espresso il suo disappunto. Voleva, come me, attraversare le famose ville, correndo all’ombra degli alberi secolari. Vedere scorrere le facciate dei Palazzi signorili e delle rovine onnipresenti. Correre al fianco dell’eternità dell’Impero e dei suoi gladiatori. Io che sognavo di essere tra questi ultimi, di ricoprirmi della gloria dei Cesari, torno a casa con la certezza che Roma la percorrerò ancora tante volte. Sicuramente. Da innamorato di questa meravigliosa città quale sono. Ma per un’altra maratona, beh… avvisatemi quando cambiate percorso. E ci sarò ancora, gladiatore, con calzoncini e scarpette.

Di Massimo Bassano

 

About The Author

Il Portale podistico www.salcus.it nasce con l’intento di diffondere le classifiche e le news podistiche sul web. Run is Life. GP Salcus

Related posts