04 Maggio, 2024

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Ci vuole concentrazione……..

Ci vuole concentrazione……..

Analizzare il comportamento della propria mente è certamente uno dei compiti più complessi che l’uomo possa affrontare. Diversamente dall’indagine scientifica, fatta su un oggetto esterno, che può essere sempre condotta con un certo rigore, l’analisi della propria mente, portata avanti con l’utilizzo della mente stessa, crea una serie di problematiche.
In tal caso l’osservatore e l’osservato non occupano più due posizioni spazialmente separate ma coesistono sia nel tempo che nello spazio, ciò, ovviamente, non permette quella obiettività di osservazione che sarebbe altamente auspicabile.
L’attenzione è un processo cognitivo che permette di selezionare alcuni stimoli ambientali, ignorandone altri. In particolare, sia la selezione delle informazioni che la capacità di svolgere contemporaneamente compiti diversi sono state studiate dai ricercatori, che quindi parlano di attenzione selettiva e di attenzione divisa.
Per quanto riguarda l’attenzione selettiva, la situazione che costituisce il classico esempio è rappresentata dal cosiddetto effetto cocktail party: nonostante le emissioni sonore provenienti dall’ambiente siano colte dai nostri recettori acustici, noi siamo in grado di selezionare e

 analizzare solo quelle provenienti dalla persona con la quale stiamo conversando.
Attraverso il processo attentivo l’individuo mette in azione una serie di meccanismi che provvedono ad immagazzinare le informazioni nelle memoria a breve e lungo tempo, influenzando direttamente l’efficacia delle prestazioni nei compiti di vigilanza e di apprendimento.
L’attenzione e livello di arousal (attivazione) sono due stati correlati fra di loro ma che non s’identificano:
1. L’attivazione è uno stato globale dell’organismo che si svolge lungo un continuum;
2. L’attenzione è una funzione selettiva che si correla con il livello di attivazione. Il grado di attenzione dipende dal livello di attivazione dell’organismo che a sua volta dipende sia dalle condizioni interne che dagli stimoli esterni.
Stimoli intensi suscitano attenzione, ed essa seleziona le informazioni in ingresso in base alla loro rilevanza biologica o psicologica. Ad alcuni eventi si presta attenzione consciamente mentre altri sono registrati inconsciamente. Esistono, nel sistema attentivo, delle procedure di registrazione “automatiche” le quali passano le informazioni ad una componente del sistema che stabilisce quali elementi sono degni di attenzione.
Allenare la concentrazione significa controllare i processi del pensiero, dirigere e mantenere l’attenzione su un obiettivo al fine di ottenere una corretta esecuzione della performance, incrementando le capacità di:
– selezionare gli stimoli su cui focalizzare l’attenzione, escludendo quelli irrilevanti;
– dirigere l’attenzione al momento opportuno verso le informazioni pertinenti;
– mantenere l’attenzione sugli stimoli rilevanti.
L’affinamento e la gestione volontaria della capacità di concentrazione possono essere sviluppate attraverso training e procedure di rilassamento, andando così a costituire un insieme di abilità interconnesse e rappresentando le condizioni necessarie per la buona riuscita delle successive fasi di visualizzazione e ripetizione ideomotoria, ovvero di una rappresentazione mentale sistematicamente ripetuta e cosciente dell’azione motoria.
In ambito sportivo, come nella vita, la percezione che l’atleta ha di sé può essere influenzata dagli stadi di cambiamento, dalla percezione di autoefficacia, dal sostegno sociale e dal sé fisico. Il segreto per migliorare la concentrazione sta nel fare una cosa per volta, hic et nunc, “qui ed ora”. Pertanto cercare prima della performance sportiva di immaginare le singole azioni che dovranno essere svolte durante la gara, ponendo particolare attenzione alle sensazioni già provate in allenamento, pensando di affrontare ogni km come fosse il primo km, ricordando quanto già fatto e non quanto ancora c’è da affrontare.
Immaginare e porre attenzione su quegli stimoli mentali che sono rilevanti nella nostra pratica sportiva, ad esempio imparare a pensare in modo positivo, cercando di “far rivivere” nella mente quella gara o quell’allenamento in cui abbiamo ottenuto un buon risultato, concentrandoci su quelle sensazioni ed emozioni già provate. Un po’ come accade per la preparazione fisica, così in quella mentale dobbiamo allenarci in modo da non ottenere sgradevoli sorprese in gara. Quando
affrontiamo un compito dobbiamo sapere cosa affrontiamo, non possiamo permetterci di improvvisare nulla, altrimenti rischiamo di “pagare” un caro prezzo nella performance.
Buona corsa a tutti!!!
dr. Lorenzo Bianchi
Psicologo
bianchi_lorenzo@hotmail.it

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