22 Dicembre, 2024

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AMARCORD, EMOZIONI DEL PASSATO: Stefano Baldini oro ad Atene 2004

AMARCORD, EMOZIONI DEL PASSATO: Stefano Baldini oro ad Atene 2004

Rispetto alle precedenti puntate, il favoloso trionfo di Stefano Baldini alle Olimpiadi di Atene 2004 è più recente, ma destinato a restare per sempre nella storia dello sport. L’impresa compiuta dall’atleta reggiano, infatti, è di quelle che ti proiettano nella leggenda. Vincere la maratona olimpica negli stessi luoghi in cui la competizione è nata nel 490 a.c. (o almeno questo narra la leggenda…), è qualcosa di impagabile.Così come rimarrà indelebile nella mente di tutti gli sportivi la premiazione allo stadio olimpico nel corso della cerimonia di chiusura, con l’inno italiano suonato in mondovisione (cosa accaduta anche a Torino 2006 grazie a Giorgio Di Centa, oro nella 50km conclusiva).
Una gara in cui ci fu spazio anche per l’incredibile fuori-programma del fanatico irlandese che entrò in strada e bloccò il povero brasiliano Vanderlei Lima. Nell’articolo di Fabio Monti, inviato delCorriere della Sera, il racconto della Maratona che, 16 anni dopo Gelindo Bordin a Seul, regalò all’Italia il secondo oro in una delle gare più prestigiose dei Giochi:

“Il primo e l’ ultimo. Paolo Bettini aveva aperto la caccia all’ oro, con il titolo di ciclismo su strada; Stefano Baldini l’ ha chiusa con un’ impresa che esce dalla storia ed entra nella

 leggenda. Perché vincere la maratona, l’ ultima delle 301 gare dei Giochi di Atene, sulle strade dove è nata nel 490 a.C. e dove è stata ricreata, 108 anni fa, quando Spiridon Louis inaugurò l’ Albo d’ oro di Olimpia, è un’ emozione che vale una vita. Baldini ha costruito il suo trionfo nello stadio di marmo, a forma di U, con un capolavoro di intelligenza tattica e con una condizione fisica perfetta. Ha accettato i rischi di un avvio lento; non si è lasciato ingannare dalla fuga del brasiliano Vanderlei de Lima, un bel campione; ha operato la selezione sugli uomini che contano, prima accodandosi all’ attacco del marocchino Gharib, poi decidendo di attaccare, per sgretolare il gruppo. La svolta definitiva è arrivata dopo un’ ora e cinquanta minuti di corsa, con il brasiliano sempre in fuga, ma già in crisi, tant’ è che il suo vantaggio era sceso da 42′ ‘ a 25′ ‘ nello spazio di quattro chilometri: sotto le accelerazioni di Baldini, prodigioso nei suoi attacchi, Paul Tergat, il primatista del mondo, il grande favorito, l’ uomo che aveva lasciato i 10 mila per vincere finalmente un oro olimpico dopo un’ orgia di argento, ha ceduto di schianto (al traguardo sarà soltanto decimo, preceduto da un altro azzurro, Alberico Di Cecco). Nello sviluppo della corsa, l’ intervento dell’ invasore folle, una pessima pagina per chi ha organizzato la maratona olimpica, ha avuto un ruolo marginale, perché Baldini aveva già cambiato marcia (quando si riesce a correre a 2′ 54′ ‘ al chilometro nessuno può sopravvivere), al punto da staccare anche l’ ultimo dei coraggiosi che aveva provato a resistere al suo ritmo forsennato: lo statunitense, di origine eritrea, Keflezighi. Così Baldini è andato a prendere anche de Lima, ormai in riserva ed è volato al traguardo, con il passo di chi non teme più nulla. Così a 33 anni, compiuti il 25 maggio, Baldini ha trovato quello che per una vita ha inseguito: dopo il titolo europeo del ‘ 98 e due medaglie di bronzo al Mondiale (2001 e 2003, Edmonton e Parigi), dopo il ritiro di Sydney 2000, una ferita rimasta aperta quattro anni, ha trovato l’ oro sul bitume nero del Panathinaiko. Il valore di un maratoneta lo si vede all’ Olimpiade, al Mondiale, all’ Europeo, non solo nei tempi che si possono fare in situazioni particolari. È nella battaglia che si fanno i ranking e Baldini ha sempre dimostrato di esserci, mentre altri più quotati gettano la spugna. In questo senso, la vittoria di Baldini a braccia alzate è un’ emozione enorme, non una sorpresa. Ma il successo di questo maratoneta è anche quello del suo maestro, Luciano Gigliotti, il guru della maratona, che ha festeggiato i settant’ anni, regalandosi il secondo oro olimpico della sua straordinaria carriera, dopo quello di Gelindo Bordin nell’ 88. Lui aveva plasmato l’ uomo di Seul, lui ha costruito e fatto esplodere il corridore che Atene ha salutato per le strade come un eroe. Gigliotti, già maestro di Lambruschini e Maria Guida, è uno di quegli uomini malati di atletica, che all’ atletica dedicano la loro vita, anche se nel suo passato c’ è stato pure il rugby. Sabato, nella lunghe ore della vigilia, aveva chiesto a Baldini «un’ impresa da fuoriclasse». È stato ripagato e ha raccontato così la sua serata: «Ero preparato a questa vittoria, perché nell’ ultimo mese avevo rivissuto le sensazioni dell’ 88 con Bordin. Un mese fa ho capito che Stefano ce l’ avrebbe fatta; andava troppo forte, per non vincere questa maratona. E poi l’ 11 agosto, Baldini ha vinto l’ Amatrice-Configno, la stessa gara su strada di otto chilometri e mezzo, che Bordin aveva fatto sua prima di Seul. Più mi avvicinavo a questa data e più vedevo coincidenze incredibili con il passato. Questo è il risultato di anni di lavoro, di fede e di passione». Gigliotti, preoccupato per il passaggio troppo lento nel primo quarto di gara, ha capito che Baldini aveva vinto «quando ha cambiato marcia perché è stato capace di correre a ritmi che poche altre volte ho visto in un’ Olimpiade. Mi spiace che quell’ imbecille abbia cercato di rovinare tutto, ma nessuno in un giorno così avrebbe saputo resistergli. D’ altronde Stefano era troppo forte e troppo cresciuto, il telaio è sempre lo stesso, ma abbiamo cambiato la centralina della macchina con qualcosa in più. E si è aggiunto al carattere di un uomo maturo; sapeva che era l’ occasione della vita e in allenamento c’ era un Baldini rabbioso, con un’ infinita voglia di rivincita». Quanti chilometri ci sono dietro a un oro nella maratona? «Stefano è diverso da Bordin. Gelindo era un resistente, lui è un veloce. Gelindo faceva 280 chilometri a settimana, Stefano non supera mai i 230 chilometri». Un genio della corsa, non più un faticatore”.

Ed ecco il video con il riassunto della Maratona di Atene 2004 tratto dalla diretta Rai (commento di Franco Bragagna).

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