28 Marzo, 2024

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Prima delle proprie gambe bisogna tutelare il proprio cervello

Prima delle proprie gambe bisogna tutelare il proprio cervello

E’ sempre stato così, nella vita quotidiana e nello sport, e nell’epoca moderna a maggior ragione. Il controllo della nostra mente diventa essenziale per affrontare le difficoltà giornaliere e vivere la quotidianità in maniera responsabile. In un mondo dove tutto scorre velocemente, dove non si ha più tempo di fare nulla, poco di costruttivo si intende, dove si mangia per abitudine, dove  il rischio di farsi assorbire dai meccanismi sociali è elevato, è necessario richiamare  e svilippare il nostro sistema nervoso. Una mancanza di personalità civile obbliga le nostre menti a seguire un determinato schema, sia esso politico, economico o religioso, che in realtà non deriva da una serie di deduzioni logiche provenienti dal nostro cervello, ma è frutto di impostazioni ed imposizioni esterne. Il concetto di personalità viene spesso confuso, non solo in età giovanile, con il significato di astuzia, carattere, menefreghismo, arroganza. La persona che oggi ritiene di avere questa forte personalità, o viene ritenuta tale da altri soggetti, è in realtà quello più dannoso per la collettività, poichè la vera personalità è sempre civile, ovvero necessita di una applicazione in campo sociale, il cosiddetto progetto sociale. Per realizzare un progetto sociale serve passione, intelligenza e costanza, non possono bastare le sole qualità individuali che alla fin fine rimangono quasi sempre potenzialità non sfruttabili. Organizzare o compiere a termine un evento sportivo, allenare un giovane inesperto ad esempio può essere ritenuto un progetto sociale. Il desiderio di possedere un tornaconto economico accelera il meccanismo di attuazione di diversi progetti sociali senza mai portarli a termine. Il nocciolo della crisi dello sport italiano ed in particolare dell’atletica italiana dipende proprio da questo problema. Tutti vogliono arrivare in alto, vincere, esultare, ma nessuno è più disposto a soffrire e a sopportare la fatica nel tempo. Le generazioni passate hanno talmente riempito in sè stesse il senso di sacrificio e dedizione nel lavoro che non hanno saputo trasmetterle a quelle future, creando una spaccatura ormai difficilmente colmabile. Si notano numerosi tentativi per ripristinare il deficit economco, sportivo, religioso, e quasi mai si parte con l’intenzione di promuovere un progetto sociale. Se si ragiona in termini sportivi, gli attimi di sofferenza durante una corsa agonistica mettono alla prova la personalità dell’atleta; essi non vengono di certo superati grazie al  talento di madre natura, o si ha una mente in grado di resistere oppure la corsa finisce.

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