03 Maggio, 2024

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Paolo Ferrari ci racconta la sua Firenze Marathon

Paolo Ferrari ci racconta la sua Firenze Marathon

La Domenica appena trascorsa è stata una giornata di sport speciale per la quale mi preparavo da alcuni mesi , una giornata che avrebbe potuto dare grande soddisfazione o grande delusione senza mezzi termini. L’ultima settimana di allenamenti era stata purtroppo compromessa da un dolore che mi provocava una contrazione ogni volta che appoggiavo il piede a terra , e così , sospesi gli allenamenti , non riuscivo più a comprendere quale fosse la mia effettiva preparazione. Lo spirito è sempre e comunque stato alto , e non ho mai messo in dubbio la mia partecipazione , e quando due giorni prima ho percepito un miglioramento ho capito che probabilmente sarebbe andato tutto a posto. Il giorno prima della gara , dopo il mio arrivo a Firenze decido di andare a fare qualche km di corsa per cercare di percepire le sensazioni , il dolore si fa sentire solo quando appoggio il piede su tratti impervi , mentre sull’asfalto piano tutto va bene. Finalmente

arriva il giorno della gara , mi alzo di buon’ora per fare colazione , poi mi dirigo verso la partenza e mi preparo , fa un po freddo , e così mi infilo il sacco protettivo fornito dall’organizzazione e alle 8:50 circa vado in griglia di partenza , ci sono migliaia di persone pronte alla partenza , che come me hanno lavorato mesi per partecipare a questo evento, glie lo si legge addosso, in tantissimi hanno il viso scavato e polpacci ipertrofici e quell’espressione determinata che di certo li porterà lontano ,vicino a me c’è addirittura uno che corre scalzo , si muove in continuazione , probabilmente ha freddo ai piedi. Il tempo passa e stando fermi comincia a fare freddo , alle 9:05 c’è un minuto di silenzio per le vittime dell’alluvione, che con grande senso civico tutti quanti rispettano, ora la partenza è vicina e ci si comincia a togliere gli indumenti protettivi “a perdere” che si lanciano aldilà delle reti di protezione , dove ci sono montagne di vecchie felpe , sacchi protettivi e maglioni. Alle 9:15 partono i disabili con le loro Handbike e alle 9:17 finalmente partiamo anche noi oramai molto infreddoliti. Ok , ora sono con me stesso , mi concentro , la temperatura corporea risale, cerco di correre in modo regolare economizzando al massimo il gesto atletico, sento che sto bene , i dolori muscolari sono spariti, ma so che devo fare attenzione all’appoggio corretto del piede. Si corre in gruppi molto numerosi , ed è curioso notare come ognuno abbia un suo modo , un suo stile egualmente efficace , seppure con modalità totalmente differenti. Si procede , il percorso scivola veloce , la gente applaude e incita , ed ogni tanto c’è qualche complessino musicale che suona musiche di vario genere, dietro di me un toscanaccio verace che ogni tanto provvede a svegliare coloro che non applaudono con ” E Applaudite Fannulloni che siete venuti a fare ” , così tutti se la ridono e applaudono. Poi al 20 Km vedo Roberta e Matteo che mi danno la giusta carica salutandomi e incitandomi , si procede bene , ma dopo il ristoro del 30 Km accuso un po di stanchezza alle gambe , complice anche la breve ma ripida salita di un piccolo cavalcavia. Al 32 Km circa si entra nel centro storico , ed all’incitazione delle migliaia di persone che si trovano lungo il percorso si contrappone la fatica per l’imperfezione della pavimentazione stradale, che costringe a sprecare energie, verso il km 39 la fatica si accentua , e anche la piccola salita per l’attraversamento di Ponte Vecchio sembra essere interminabile , alcuni addirittura rinunciano a correre e la percorrono camminando , io proseguo di corsa , ma brucio tantissime energie , che nei km successivi mi fanno appesantire la corsa , ma ormai ci siamo ed una punta di orgoglio mi aiuta a mantenere un passo accettabile per centrare l’obbiettivo delle 3:30 h che mi sono dato. Negli ultimi 100 metri mi si affiancano anche i Pacemaker delle 3:30 h (atleti riconoscibili dai palloncini che corrono per arrivo a orario prestabilito) che incitano ad accelerare per l’ultimo tratto , così mi faccio trasportare e arrivo esattamente in mezzo a loro. OBBIETTIVO CENTRATO … La fatica di questi ultimi mesi è stata pienamente appagata dal buon risultato , è stata una bella esperienza che mi ha portato ad assaporare le mie potenzialità e i miei limiti con la giusta consapevolezza , un’esperienza che sicuramente ripeterò …. ma adesso ? … devo darmi al più presto un’altro obbiettivo , mi sento quasi disorientato a non dover andare a correre questa sera …. forse ho bisogno di uno psicologo 🙂

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