26 Aprile, 2024

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Arese: “E’venuta l’ora di cambiare tutto”

Arese: “E’venuta l’ora di cambiare tutto”

Da un lato la soddisfazione di vedere un’intera pagina dedicata all’atletica su un paio dei più diffusi quotidiani italiani (pur se per una eterea speculare intervista al suo Presidente Federale e non per qualche impresa sportiva dei suoi atleti protagonisti) perché rompe il muro di silenzio dell’atletica sui giornali, dai quali è praticamente scomparsa, in conseguenza del suo decadimento tecnico, programmatico e di risultati. Dall’altro lo sconcerto per il contenuto dell’intervista. L’imbarazzo per la diffusione, oltre i confini dell’atletica che già le conosce, delle inconsapevolezze e delle vacuità del Presidente dell’atletica italiana. Nell’imminenza del suo ottavo anno alla guida della FIDAL, dopo altri quattro anni alla guida del Comitato Regionale FIDAL Piemonte, e con alle spalle un’importante e giustamente ben ripagata carriera atletica agonistica pluriennale, Arese infatti, nell’intervista, si dichiara ancora

 alle prese con l’amletica (per lui) domanda: “Che atletica vogliamo? Un’atletica che porti a casa qualche medaglia oppure un’atletica che sia sport di base e rappresenti la forza trainante di tutto lo sport italiano”?

Presidente Arese, ma davvero lei pensa a “due differenti atletiche” tra le quali sia necessario scegliere? Davvero lei non ha ancora acquisito la consapevolezza che l’una è il presupposto dell’altra, che l’una non può esistere senza l’altra, che l’una è la sublimazione dell’altra, che l’una promuove e alimenta l’altra? Che l’una è la base e l’altra l’altezza della stessa figura geometrica? Che esse sono le due facce della stessa medaglia?

Se così fosse, risulterebbe difficile pensare che lei possa convincersene nel prossimo quadriennio per il quale, ineffabilmente, si ripropone alla guida dell’atletica italiana.

Non c’è antitesi, non ci può essere contrapposizione tra le “due” atletiche sulle quali lei ancora inutilmente elucubra o finge di elucubrare.

No, un Presidente della FIDAL non può esprimere pubblicamente questa assurdità. Un Presidente della FIDAL, un membro di Giunta CONI, deve sapere che quando parla sui giornali lo fa da “massimo esponente” dello sport e dell’atletica italiana tutta, quella di base e quella di vertice.

Nell’atletica italiana, fortunatamente, altri, molti, tanti, tutti tranne lui, almeno questa consapevolezza ce l’hanno e ce l’hanno sempre avuta: non esistono “due” atletiche alternative su una delle quali decidere di indirizzare le attività della gestione federale abbandonando l’altra a se stessa.

L’unica domanda possibile che il Presidente della FIDAL dovrebbe porsi sarebbe come riorganizzare in modo serio e competente l’atletica di base e quella di vertice. Al centro e in periferia.

E, sconcertante è poi rileggere la consueta dichiarazione di intenti di Arese, la sua ormai trita cantilena, è venuta l’ora di cambiare tutto, riproposta nell’intervista in questione così come altre “enne volte” all’indomani di ogni puntuale insuccesso. Senza mai alcun seguito, alcuna idea concreta su cosa, come, dove, quando cambiare.

Una disarmante ammissione di consapevolezza che bisognerebbe far qualcosa e di incapacità di prospettare cosa fare e da che parte cominciare.

Una disperazione. Perché è evidente il buco nero nel quale si dibatte l’attuale gestione federale se la ripartenza dell’atletica, se il cambiamento totale reclamizzato, si concretizza nelle  “novità”, annunciate da Arese nell’intervista, concernenti nella “cancellazione della Coppa Italia” (da Arese stesso inventata un paio di anni fa), nella compilazione di un “programma senza lungaggini dei Campionati Assoluti” (che negli ultimi anni è stato sconsolatamente striminzito a causa dei pochissimi atleti partecipanti), nel mandare “quattro tecnici in giro per l’Europa” (altri lo fanno autonomamente da decenni nel mondo ma mai sono stati presi in considerazione dalla FIDAL di Arese).

L’intervistatore benevolmente introduce queste ed altre poche proposte amene di Arese come “una specie di programma per l’Italia che corre, salta, lancia e marcia”. Già, proprio “una specie”. C’è da farsi prendere dallo sconforto, dall’inquietudine. Dall’irritazione.

Accentuata dall’accenno, nell’intervista, al Settore Master solo in qualità di “utile veicolo di pubblicità” nella ricerca federale di sponsor (“la necessità aguzza l’ingegno”). Non una sola altra parola in merito al Settore; un brivido, per l’eleganza, per la considerazione.

E’ vero, talvolta la necessità aguzza l’ingegno e nell’intervista, Arese ne offre una palese dimostrazione dichiarando di voler organizzare in primavera un tavolo per studiare “quale può essere il futuro delle società di atletica”.

Si tratterebbe di un unico, serio ma ultra-tardivo, tentativo di parlare di atletica nel corso del suo duplice quadriennio di gestione federale. Ma, a sei mesi dalla scadenza del suo mandato e dalla sua ricandidatura sa proprio di aguzzata d’ingegno pre-elettorale.

 

Dal sito:www.passioneatletica.it 

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