03 Maggio, 2024

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Il mio “Passatore” di Roberto Gamba

Il mio “Passatore” di Roberto Gamba

Ho cominciato a correre circa sei anni fa, direi una passione travolgente fin da subito, ma non solo per lo sport in sè con tutte le sue qualità positive, ma soprattutto per le persone che ci sono dietro questo sport, le storie delle loro gare, e per uno che aveva appena cominciato, quasi suonavano come leggende. Tra le tante fin da subito mi venne raccontata la storia di una gara lunghissima, interminabile e durissima di 100 km che da Firenze andava a Faenza, che si svolgeva tra gli Appennini nel buio della notte. Mi chiedevo chi potesse riuscire a fare una simile corsa e quali doti sovrumane dovesse avere, ma soprattutto perchè lo faceva. Io che correvo in quel periodo al massimo 5 km sputando l’anima e come obiettivo avevo solo la perdita di

 un po’ di peso, potevo solamente ascoltare in silenzio tali racconti e non riuscivo nemmeno ad immaginare di cosa si stesse parlando. Sono però riuscito ad immaginarmi dopo qualche mese di allenamento cosa potesse essere correre per 10 km, e così un giorno uscii di casa e corsi per 10 km. Poi provai ad  immaginarmi cosa potesse essere correre per una mezza maratona, e così un po’ alla volta con sacrificio e volontà ho trasformato immaginazione e curiosità in tanto allenamento. Senza accorgermene la mia vita si era arricchita, avevo avuto accesso tramite la corsa ad una nuova dimensione in cui potevo abbandonarmi per poi ritrovarmi nella vita e nelle attività di tutti i giorni con energie nuove. Dopo qualche anno mi raccontarono della maratona e di quanto la maratona potesse cambiare la tua vita per sempre. Beh, con me lo ha fatto, liberandomi da tante paure. Il viaggio intrapreso tra le strade della maratona è stato costellato di sacrificio, di rabbia, di felicità, di tempi e distanze ma anche di tanti sogni e ogni volta che lo percorrevo lo facevo come fosse la prima volta, mi ci perdevo e poi mi ci ritrovavo ogni volta scoprendo qualcosa di nuovo di me stesso. E così ricordo ancora quando tre anni fa al 42esimo km di una maratona mi ritrovai a fantasticare su come devesse essere continuare a correre “oltre” il traguardo che vedevo di fronte a me. Da quel giorno ho desiderato ardentemente inoltrarmi al di là di quella barriera immaginaria, desiderio che ho pagato a caro prezzo, confrontandomi con nuove paure per ritrovarmi poi sconfitto da queste, soccombendo a quei limiti fisiologici del mio corpo che per mesi e mesi mi hanno tenuto fermo. Ma il sogno rimaneva, il desiderio di scoperta e la sfida che avevo intravisto tre anni fa mi hanno dato nuove energie e, quasi segretamente da me stesso e da chi mi voleva bene e si preoccupava per la mia salute, un km alla volta giorno dopo giorno mi sono rimesso in forma, correndo solo per trarre il massimo piacere dalla corsa e ricominciando ad esplorare i miei limiti. Ora bisognava solo concretizzare il tutto, volevo correre una gara folle che mi facesse veramente paura, così mi sono iscritto a marzo alla 100 km del Passatore. Dovevo pero’ dare un senso al mio allenamento, fino a quel momento ero come un cane sciolto che accumulava solo km e km rischiando per l’ennesima volta l’infortunio ed è a questo punto che a meno di tre mesi dalla gara, quasi per caso, conosco Paolo Dr “Pippo” (che ringrazio molto!) capitando nel suo negozio per comprare della scarpe, ed è così che ho trovato una “razionalizzazione” degli allenamenti grazie ai quali sono arrivato a Firenze sabato scorso alla partenza della “mia” corsa senza paure e timori. Sono partito tranquillo e rilassato e così è stato fino al traguardo, certemente affrontando momenti di crisi mai affrontati prima, ma in fondo era questo che andavo cercando, e ne sono  uscito fiero di me stesso perchè non mi sono tirato indietro. E’ stata una gara fantastica e con me ad accompagnarmi lungo questo  viaggio, sia durante che nei mesi precedenti ho avuto al mio fianco persone senza le quali forse le “paure” avrebbero avuto il sopravvento, e questo è quello che ho imparato da questa lunga corsa, che anche in uno sport individuale come l’ultramaratona si può contare oltre che su se stessi anche sulle persone che ti stanno vicino. Io ho contagiato loro con le mie sfide e in cambio mi hanno restituito la forza necessaria per andare oltre a quello che non potevo immaginare.

Gamba Roberto Salcus Pettorale 695  10h49’43”

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