25 Aprile, 2024

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Ma chi è Lalli? E cosa vuole?

Ma chi è Lalli? E cosa vuole?

Digiti sul motore di ricerca “Lalli” e pensi di trovare una paginata intera. Scorri lo schermo e trovi un solo link inerente. Cruda realtà, rassegnazione al fiele. Chi è questo Lalli? Chi è questo sconosciuto da quattro soldi, che osa rubare spazio a calcio, motori e quant’altro? Chi è costui e perché disturba il sacro altarino, ornato prevalentemente di palloni e caschi? Cari signori miei, questo sconosciuto tanto fastidioso, che diversifica la monotonia domenicale delle mandrie, pecoroni assiepati tra stadi e divani di casa, è un eroe. Un eroe di quelli veri, da gesta estreme ed epiche. Un certo Andrea Lalli, un molisano nato a Firenze e radicato da poco in Kenia. Un “rosso malpelo”, che paradossalmente ha esordito calciando e fortunatamente ha declinato per altro. Un pazzo per i più, un idolo per le minoranze. Ogni giorno, per mesi e anni, senza soste, macina chilometri su chilometri, sotto l’acqua, il vento, il solleone o la neve. Scelta di cuore, di

 pancia, forse nemmeno una scelta. La corsa ti pervade, ti ammalia, ti assorbe e non ti molla più. Fatica, sudore, sconforto e gioia infinita. Perché è liberazione. Perché è coronamento. Coronamento di un sogno, raggiungimento dell’impossibile, superamento dei propri limiti. Il fondo ti guarda in faccia, ti spezza le ossa, ti logora e, per sopravvivere, devi esser più tenace di lui. Allora sì, ecco l’idillio, la felicità estrema, la perfezione assoluta: hai lottato, hai resistito, hai vinto la sfida.Il signore in questione ha riscritto la storia dell’atletica leggera europea e italiana. Domenica 9 dicembre si è fatto 10 km su un percorso coperto di neve, frustato dal vento polare, con una temperatura di -5° e ha brillato. Come una mina, come una bomba ad orologeria. Una cartuccia in canna da tempo, che ha trovato nelle gelide terre ungheresi le condizioni ideali per esplodere e lasciare un segno indelebile. Non c’è concorrenza che tenga, il 25enne è filato via, facendo il vuoto. Ritmo, gamba, testa. Il triangolo chiuso e maturo per un podio insperato e sconosciuto. L’Italia non è mai andata a medaglia in una competizione di cross continentale e lui, non solo vince, ma trascina anche il ragazzotto pisano, quell’omonimo del telefono, un tal Meucci, che pochi mesi fa si è laureato argento europeo in pista e ha onorato le olimpiadi.Andrea Lalli è anche il primo atleta della manifestazione ad aver vinto in tutte le categorie (juniores, promesse e assoluti), in barba a chi crede che la disciplina sia affare solo degli africani ora naturalizzati. Ritorni e ricorsi per un numero e una terra. Tris di ori, terra di gara, ma soprattutto terra d’Africa. La sua Africa, il suo Kenia, dove ha raggiunto l’apice, trovato serenità e riscoperto l’amicizia autentica. Un futuro sulla strada, ambizioni da maratoneta. Si è concluso un ciclo e se ne riapre un altro. Un’altra sfida, una nuova missione. Sarà difficile, sarà arduo, sarà eroico, ma la pellaccia di chi è cresciuto in un paesino di montagna è più dura di tutto.
Giulia Volponi
(Atl. Livorno)

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