Scritto da Giovanni Carlo Lazzari : “Ieri mi sono stirato!” oppure” Sono tre giorni che non riesco a smaltire l’acido lattico”.
Per chi pratica in maniera continuativa un’attività sportiva di qualsiasi tipo, la presenza delle sensazioni dolorose è un’esperienza molto frequente per il solo fatto di mettere il proprio corpo di fronte ad un utilizzo massimale o submassimale.
Sarebbe auspicabile che ogni sportivo, dal principiante al professionista evoluto, sviluppasse un certo grado di consapevolezza
circa l’origine e la possibile causa del dolore in modo da sapere quale strategia utilizzare per contrastarlo, evitando di andare dal medico per il normale
affaticamento o di trascurare un ben più importante strappo muscolare.
Il tema del dolore ai tessuti molli è ampio e richiede ordine.
E’ necessario distinguere, in ordine di interesse per lo sportivo tra
-Lesioni e dolori del corpo muscolare
-Lesioni dei tendini
-Lesioni dei legamenti
-Lesioni delle articolazioni
-Lesioni di cute e sottocute
DOLORI E LESIONI DEI MUSCOLI
Dolore muscolare acuto: esso insorge durante e immediatamente dopo lo sforzo e sembra essere causato da un ridotto afflusso di sangue ai muscoli impegnati (ischemia). Esso è direttamente proporzionale all’intensità e alla durata della contrazione muscolare e continua per un minuto anche al termine della contrazione muscolare. Esso è legato oltre al mancato afflusso di sangue, all’accumulo di acido lattico e potassio che stimolano i recettori del dolore. Solo la ripresa del flusso, dovuta alla cessazione dello sforzo permette lo smaltimento delle scorie metaboliche e la diminuzione dello stesso fino alla scomparsa. Qualche esempio: gli ultimi 100 metri di una ripetuta corta al massimo, lo scatto nella parte finale di una gara, gli ultimi metri di un “muro” su una salita in bici, le ultime ripetizioni di una serie con i pesi in palestra.
Crampo: un’anormale, improvvisa , involontaria e transitoria contrazione del muscolo che provoca uno spasmo dello stesso.
Il crampo può avvenire nel sonno, a riposo o durante l’attività fisica.
Tralasciando i primi due casi, esso si presenta per un sovraccarico funzionale del muscolo, ovvero durante attività prolungate e intense, che prevedono abbondante sudorazione, in condizioni climatiche sfavorevoli (temperature troppo alte o troppo basse). Esso è differente dal dolore acuto in quanto entrano in gioco anche altri fattori.
Nei soggetti sani:
-Circolazione locale scarsa per vascolarizzazione insufficiente.
-Posizione innaturale, ovvero mantenuta per lungo periodo, raggiunta in modo troppo veloce, in modo non coordinato o in molti casi, quando il movimento, sebbene fisiologico non è presente nello schema motorio del soggetto (ad esempio allargare a ventaglio le dita dei piedi, un classico esercizio di propriocettività)
-Squilibrio chimico dovuto a stati sudorazione eccessiva o diarrea prolungata che provocano dispersione di sali minerali necessari al corretto ciclo di contrazione rilascio della cellula muscolare (magnesio, calcio, potassio e sodio)
-Fatica, ovvero la somma di fattori come lo squilibrio elettrolitico, l’accumulo di scorie metaboliche e una diminuita reattività del sistema nervoso che non è in grado di trasmettere impulsi coordinati ai muscoli.
Dolore muscolare tardivo.(D.O.M.S.): il grande abbaglio dell’acido lattico. Spesso questo tipo di indolenzimento che compare dalle 24 alle 48 ore dopo lo sforzo fisico viene confuso come accumulo di acido lattico.
In realtà esso è dipendente dal tipo di contrazione effettuata dal muscolo e si manifesta in modo consistente solo in caso di ripetute o intense contrazioni eccentriche, ovvero contrazioni in fase di allungamento del muscolo (ad esempio balzi dal gradone, affondi, corsa in discesa, fase discendente di una trazione alla sbarra). Nei sedentari o nei soggetti sportivi all’inserimento di esercizi nuovi o su gruppi muscolari diversi, il D.O.M.S. può comparire anche per intensità più basse o per contrazioni isotoniche.
I dati rivelano che esso è legato ai prodotti delle microlacerazioni del tessuto connettivo muscolare. L’aumento della presenza di una sostanza chiamata idrossiprolina nelle urine proprio nell’intervallo compreso tra le 24 e 48 ore dopo la fine dello sforzo, nell’apice della sensazione dolorosa, dimostra questa correlazione.
Un tempo ritenuti dannosi e da evitare, attualmente, soprattutto nella pratica del body building, la presenza di questo tipo di dolore è considerata indice di una buona qualità dell’ allenamento svolto.
Inutile caricare sui muscoli in presenza di questo tipo di dolore. Alla loro scomparsa il muscolo avrà supercompensato e sarà pronto per un ulteriore allenamento di qualità.
Per sollievo e per accelerare il recupero, oltre ad una buona idratazione è consigliabile l’esercizio a bassa intensità (recupero attivo) e la corretta pratica dell’allungamento muscolare (blando, progressivo e prolungato).
La contrattura
Probabilmente l’evento più comune negli sportivi.
Si tratta di un aumento involontario del tono muscolare di durata variabile (anche fino a 7-10 giorni).
I muscoli in contrattura si presentano, in generale, non aumentati di volume, ma ipotrofici e accorciati, rigidi, non elastici e offrono resistenza elastica ai movimenti passivi.
I meccanismi che la originano non sono stati ancora del tutto chiariti ma è verosimile pensare ad una alterazione del controllo da parte del sistema nervoso centrale su quello periferico e su quello autonomo, in particolare nella componente ortosimpatica (eccitatoria).
La sua comparsa può essere letta come un tentativo del corpo di arrestare il movimento prima di conseguenze più gravi.
La contrattura nello sport compare in situazioni di sovraccarico funzionale:
-per uno sforzo troppo intenso rispetto al grado di allenamento e di elasticità.
-per sollecitazioni eccessive in mancanza di riscaldamento appropriato (partenza a freddo).
-per eccessivo affaticamento che provoca una diminuzione del controllo volontario del gesto tecnico (fasi finali di gara).
-per mancanza di coordinazione legata a carenze tecniche (in fase di apprendimento o perfezionamento).
-per distribuzione asimmetrica dello sforzo causata da precedenti infortuni non completamente guariti o problemi posturali.
I traumi
Parlando invece di sfortunate ma probabili evenienze legate all’attività fisica e allo sport, cominciamo a conoscere meglio i traumi muscolari, cioè quegli eventi che comportano un danno più o meno esteso e permanente al tessuto muscolare.
Tra questi: la contusione, l’elongazione, lo stiramento e lo strappo
La contusione muscolare
Si verifica quando il muscolo subisce un urto accidentale.
Può accadere per una caduta, aggravata dal contatto con ostacoli (es. marciapiedi o pali) oppure nel caso dei praticanti arti marziali, nel subire colpi dall’avversario.
Gli effetti dell’urto variano in base allo stato di contrazione del muscolo.
Con il muscolo rilasciato, a meno di forze particolarmente concentrate in un solo punto, la deformazione elastica permette di distribuire il trauma su una superficie ampia, riducendo le conseguenze a ematomi superficiali della cute e del tessuto sottocutaneo.
Con il muscolo contratto, la struttura rigida non consente la dispersione delle forze e può causare lesioni di grado variabile:
– Piccolo versamento di sangue negli interstizi (1°grado)
– Grande versamento di sangue con ematoma (2° grado)
– Interruzione più o meno completa del ventre con mortificazione del tessuto (3°grado)
– Rottura completa e complicata con tendenza alla morte del tessuto ( 4°grado).
I segni sono: la tumefazione e la contrattura associata al dolore .
In caso di rottura abbastanza estesa si evidenzia un avvallamento nella zona interessata.
La diagnosi, oltre all’anamnesi clinica, viene effettuata tramite ecografia e risonanza magnetica.