05 Maggio, 2024

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Europei di Cross, il giorno dopo: analisi logica degli avvenimenti

Europei di Cross, il giorno dopo: analisi logica degli avvenimenti

1501772_696663710358520_1006314319_nCito un pezzo comparso su Passioneatletica, il sito esauritosi appena dopo la vittoria di Giomi alle ultime elezioni federale (con l’ascensione del titolare nel Consiglio Federale). E’ il pezzo che celebrava, appena la settimana successiva all’elezione, la vittoria di Andrea Lalli ai Campionati Europei di Cross a Budapest ’12. “Ci piace pensare però che una parte, pur infinitesimale, di questo successo possa essere attribuita anche alla nuova aria che si respira nell’atletica italiana dopo che l’Assemblea Nazionale di Milano della scorsa settimana ha deciso di voltare pagina e affidarsi a una diversa e differente dirigenza. Un’aria nuova di competenza, di serenità e di ottimismo probabilmente percepita dagli atleti che ha dato loro quella giusta dose aggiuntiva di fiducia nei propri mezzi. Un’aria che si respirava anche

davanti alla TV, facendoci riscoprire travolti in un entusiasmante tifo da stadio che non ci ricordavamo da tempo. Si rivede il tricolore in una grande manifestazione internazionale di atletica. Finalmente! Se son rose ………..”

Le rose Passionevoli purtroppo si sono fermate ai numerosi puntini di sospensione (integralmente riportati) e oggi l’Italia torna a casa da Belgrado con una manciata di buoni risultati ma soprattutto con il crollo dell’otto di coppia, ovvero l’armo signifer, quello che solitamente descrive lo Stato dell’unione, cioè la squadra senior maschile. L’aria nuova si è “frittata” velocemente e le cronache sono tornate molto simili a quelle di aresiana memoria. Competenza, serenità, ottimismo, i tre vocaboli citati qui sopra sembrano essere spariti rapidamente con l’aria stessa. Ma non ci si disperi, è solo una semplice questione semantica.

Mi fa sorridere il fatto che il successo di Lalli e quelli degli Europei Indoor di Goteborg siano in realtà stati una piccola sfortuna (nella indubbia fortuna e bravura dei protagonisti). Già perchè attribuendosi a piene mani i successi di due manifestazioni internazionali a pochi giorni dall’insediamento, non ci si è preoccupati di lasciarsi libera la via di fuga, ovvero poter attribuire le colpe delle cadute o delle figuracce alle passate gestioni, che mi parrebbe anche una cosa logica e scontata in qualsiasi campo della vita.

Come si potrebbe altrimenti tollerare che dopo aver messo il proprio timbro su Europei di Cross e Europei Indoor, subito dopo si disconoscessero i disastri dei Mondiali di Mosca e tutto quello che ne sarebbe seguito? Sarebbe stato un atteggiamento incoerente, non trovate?

Su Queenatletica si è sempre cassandrato sui successi dei primi mesi (ovvero si interpretava il ruolo delle Cassandre, storicamente inascoltate e poi amaramente ragionevoli) invitando ad essere obiettivi e logici: i successi in sport ormai diventati altamente settorializzati e superprofessionalizzati come l’atletica, i successi non si creano dall’oggi al domani. Ogni atleta ha un lungo percorso su cui camminare prima di arrivare ai vertici internazionali, e non è umanamente possibile che anche solo in 4 mesi di “aria nuova” avvengano i miracoli. I miracoli in atletica hanno sempre un retrogusto amaro, per cui è sempre meglio prediligere il duro lavoro su piste e pedane. Del resto i successi del 2013 non sono stati ottenuti da atleti nati i primi di dicembre del 2012., ma da persone con una “storia” sportiva alle spalle. E sicuramente qualcosina avrà dato il nuovo corso, ma la storia riporta sempre con i piedi per terra.

E veniamo al cross: obiettivamente non è che l’Italia senior sia uscita da Belgrado peggio del 2012. Se l’anno scorso a Budapest non ci fosse stato Lalli, e Meucci avesse corso New York prima di presentarsi al via, probabilmente i risultati sarebbero stati simili. Qualche punto in più, qualche punto in meno. Non possiamo dare la colpa a Giomi&C. se la baracca è ridotta in questo stato, e purtroppo Giomi&C. non possono nemmeno dirlo perchè si era millantato un nuovo miracoloso corso. Bastava un pizzico di realismo sin da subito. Ma la realtà è questa da anni. Si hanno due mezzofondisiti superiori alla media, e poi… null’altro presentabile oltre le Alpi. Bisogna necessariamente aspettare che gli stranieri di seconda generazione sboccino, e che siano allenati nel giusto modo.

Già perchè poi pare evidente che a livello giovanile si riesca sempre a tirar fuori piccoli fenomeni (come i Dini e i Crippa in questa circostanza), e poi nel passaggio successivo (nelle categorie Under23), rimangono sporadiche prestazioni di atleti talentuosi (come Michele Fontana), non seguite da un andamento corale del team che possa far pensare che vi sia un movimento dietro.

E le promesse maschili, come quelle femminili, sono le cartine di tornasole di un sistema che evidentemente fa acqua nel filtro tra gli junior e i senior. E questo dipende, a mio inutile parere, dall’assenza di un’organizzazione tecnica professionalizzata (oltre che la professionalizzazione dell’atleta stesso). Ogni talento in Italia segue le sorti del proprio allenatore, che continua ad essere un tecnico non retribuito e con pochissime opportunità di feedback con l’esterno, che ha le sue idee che conserva gelosamente anche di fronte ai fallimenti, che dovrebbe essere pagato per aggiornarsi continuamente, per viaggiare, per conoscere… ma che così non è. La stagnazione delle idee purtroppo non produce campioni (ma anche l’assenza di conoscenze scientifiche) e nonostante le continua validazione di questi assunti in Italia, si continua a percorrere le medesime strade che portano incessantemente ai medesimi risultati.

Quindi, dopo anni e anni, pare pure un pò patetico continuare a dire che “però ci sono tante belle speranze nelle categorie giovanili“, visti quelli che sono stati i risultati continuamente confermati negli anni. I problemi sono strutturali, e se vedremo qualcosa a livello internazionale sarà probabilmente sempre di natura estemporanea, casuale, e ad altissimo tasso di investimento federale e che quindi non avrà ricadute sul movimento.

In tutto questo non possono avere colpe Giomi&c., che obiettivamente non hanno avuto tempo di rivoluzionare l’intero sistema (ma questo non possono dirlo…) ma che, rilevo, hanno comunque preso la strada della decentralizzazione “tecnica”, ovvero hanno prediletto spinte centrifughe rispetto a quelle centripete. Considerata la scarsità delle risorse, mi sembra la scelta meno indicata in questo preciso periodo storico, e lo spiegheremo prossimamente con un articolo.

dal sito www.atleticalive.it

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