29 Aprile, 2024

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Insulina e doping

Insulina e doping

ID_10856163L’insulina è un  ormone prodotto dal pancreas che svolge un ruolo chiave nel metabolismo corporeo.  La sua secrezione è  stimolata dal cibo ed in particolar modo dai carboidrati ed  in misura minore dalle proteine e dai grassi. Tanto più un pasto è ricco di zuccheri e tanta  più insulina verrà  riversata nel torrente circolatorio. Questo ormone ha  infatti la capacità di  aumentare il trasporto  del glucosio (uno zucchero  derivante dalla digestione  dei carboidrati) all’interno delle cellule, evitando  in questo modo  eccessivi rialzi della glicemia. Insieme al glucosio  l’insulina

favorisce anche l’ingresso di amminoacidi, acidi grassi e potassio.  L’attività di  questo ormone è allo stesso tempo anabolica ed anticatabolica in  quanto stimola  l’utilizzo ed il deposito cellulare dei nutrienti inibendo la degradazione  delle riserve.     Per tutti questi  motivi  l’insulina è considerata l’ormone anabolico per eccellenza, ancor più  potente  degli steroidi anabolizzanti e dell’ormone della crescita.

Doping e insulina

Le proprietà dopanti  dell’insulina sono collegate alla sua potente azione  anabolizzante. Vediamo ora  nel dettaglio quali sono le caratteristiche più  interessanti di questo ormone.  L’insulina:

aumenta  l’assorbimento di amminoacidi stimolando la sintesi  proteica, opponendosi al  catabolismo muscolare e  migliorando il recupero. Per questo motivo viene spesso  utilizzata insieme a  steroidi o ad altri farmaci anabolizzanti (se da un lato  questa classe di  sostanze dopanti stimola l’aumento delle masse  muscolari  dall’altro l’insulina le preserva impedendone la disgregazione)

ripristina  le riserve epatiche e muscolari di glicogeno consentendo all’atleta di  recuperare in  poco tempo le energie spese durante un lungo allenamento

Aldilà dei  pericolosi effetti collaterali che vedremo tra qualche riga, dal  punto di vista  strettamente metabolico, uno degli svantaggi di questo ormone  riguarda la sua  capacità di aumentare la captazione ed il deposito di acidi  grassi. Per azione  riflessa l’insulina tende anche ad   aumentare  l’appetito e per queste sue caratteristiche si oppone al  dimagrimento. Se  queste sue particolarità rappresentano un grosso problema per  le persone  sedentarie, altrettanto non si può dire per gli sportivi che, attraverso  una dieta equilibrata e  l’intensa attività fisica a cui si sottopongono, riescono  a trasformare questo  apparente svantaggio in una preziosa risorsa.   L’insulina  somministrata  agli atleti andrà quindi ad agire prevalentemente sull’anabolismo  muscolare  aumentando il deposito di proteine e carboidrati all’interno del  muscolo. Non  bisogna poi dimenticare che l’aumentato ingresso di acidi grassi  favorisce comunque il recupero negli sportivi di resistenza, ripristinando le   scorte adipose esaurite durante  l’attività fisica di durata.   Per  tutte queste sue  caratteristiche l’insulina è un farmaco dopante  particolarmente apprezzato sia  dagli sportivi di potenza che da quelli di  endurance.   Un altro grossissimo  vantaggio di questo ormone è collegato  all’assoluta impossibilità di  identificare la sostanza durante i controlli  antidoping. Recentemente (Marzo  2007) alcuni scienziati tedeschi e belgi hanno  messo a punto un test in grado  di provare l’utilizzo di alcuni tipi di insulina  (Lantus) attraverso specifici  esami delle urine. Lo studio ha anche fornito  alcuni spunti interessanti che  potrebbero aiutarli a realizzare in futuro un  test in grado di smascherare  anche l’utilizzo degli altri tipi di insulina  (ricombinante e Levimir).  Attualmente questo innovativo test è in attesa di  ricevere la validazione e la  successiva adozione da parte dalle commissioni  internazionali antidoping.

Dosi e  modalità  di assunzione

L’insulina presente  in commercio si distingue per origine (sintetica o  biologica) e durata d’azione  (breve, media, lunga). Bisogna comunque precisare  che l’insulina di derivazione  animale (bovina o suina) è stata ormai  completamente sostituita da quella umana,  ottenuta attraverso la tecnologia del  DNA ricombinante. A scopo terapeutico le  dosi e le concentrazioni di insulina  sono espresse in Unità, (l’unità è il  valore di misura internazionale  equivalente alla quantità di ormone richiesta per  ridurre nel coniglio a  digiuno la concentrazione plasmatica di glucosio a 45  mg/dl).   La produzione di  insulina in un soggetto normale è generalmente compresa tra  le 18 e le 40 Unità/die  pari a circa 0.5-1 Unità /Kg peso corporeo. Tali valori  possono aumentare  notevolmente se la dieta è ricca di zuccheri  semplici.   Essendo un ormone di  natura proteica l’insulina non può  essere ingerita, altrimenti gli enzimi  digestivi la denaturerebbero rendendola inattiva. Per l’iniezione viene  utilizzato un ago  monouso particolarmente sottile che rende l’operazione confortevole  e  solitamente ben tollerata. L’insulina dev’essere iniettata nel tessuto   sottocutaneo, povero di capillari  sanguigni, in modo che possa diffondere  lentamente nel torrente  circolatorio. Le zone d’iniezione consigliate sono, a  rotazione,   l’addome, ad una distanza di  almeno due-tre centimetri dall’ombelico; il  braccio, tra gomito e spalla, sul  lato esterno; le gambe, a metà tra ginocchio  e inguine, nella parte anteriore e  le natiche. Generalmente l’assorbimento di  insulina è tanto più lento quanto  maggiori sono i pannicoli adiposi e quanto  meno tali zone vengono sollecitate  durante un eventuale attività fisica.   Le dosi di insulina  variano da atleta ad atleta e, insieme alla sede e alla  modalità di assunzione,  devono essere stabilite dal medico.   Nelle ore  successive  all’iniezione l’atleta deve consumare un certo quantitativo di  carboidrati per  evitare pericolosi abbassamenti della glicemia. In genere si consiglia di  assumere 10 grammi  di zuccheri per ogni unità di insulina somministrata entro trenta minuti   dall’iniezione; se la dose utilizzata è bassa si consiglia di assumere comunque   almeno 100 grammi  di carboidrati 20 o 30 minuti dopo che l’insulina è stata  iniettata. Insieme ai  carboidrati molti atleti assumono amminoacidi  liberi per stimolare al massimo  la sintesi proteica.

Ricordiamo ancora una volta che le modalità di assunzione  riportate in  questo paragrafo sono di carattere generale e vanno stabilite dal  medico in  relazione al tipo di insulina utilizzata, alla sede di iniezione,   all’alimentazione e al tipo di attività fisica praticata durante la  giornata.

Effetti collaterali

L’insulina è un  farmaco eccezionale in grado di salvare e migliorare la  qualità di vita di  molti diabetici, tuttavia, se utilizzata in modo scorretto,  può essere mortale  o peggio ancora trasformare in un “vegetale” chi la assume.    I suoi effetti  collaterali a breve termine sono correlati all’eventuale  comparsa di  ipoglicemia. Favorendo il  passaggio di glucosio dal sangue ai tessuti una dose   eccessiva di insulina sottrae infatti nutrimento al cervello, un organo   particolarmente sensibile la cui funzionalità è legata direttamente alla   presenza di idonee quantità di glucosio. Essendo un organo insulino   indipendente e privo di scorte glucidiche, un   cervello deprivato di   glucosio per 10-15 minuti va incontro ad una rapida degenerazione per morte   delle sue cellule.

Segni  di sofferenza cerebrale compaiono a livelli di glucosio inferiori a  60-70 mg/dl e comprendono:  sudorazione, fame,  perestesie, palpitazioni,  capogiri, visione offuscata.   Nonostante  il  nostro organismo possieda degli efficaci meccanismi biologici per  contrastare  l’ipoglicemia, un brusco abbassamento dei livelli plasmatici di  glucosio può  comportare convulsioni e coma.   Altri  effetti collaterali attribuibili all’utilizzo improprio di insulina  comprendono:  rottura dei globuli  rossi (anemia emolitica), alterata funzionalità cardiaca,  ritenzione di  liquidi (edema) e problemi epatici

Per tutti questi  motivi prima di iniziare la terapia con insulina l’atleta  dovrebbe prendere  confidenza con i misuratori di glicemia. Il frequente  controllo glicemico è infatti  essenziale per evitare gli spiacevoli effetti  collaterali del farmaco. Qualora  la glicemia si abbassi troppo è importante  avere a portata di mano delle  zollette di zucchero e la possibilità di  intervenire con una infusione  endovenosa di glucosio eventualmente coadiuvata dal glucagone (un altro ormone  prodotto dal pancreas con azione opposta a quella  dell’insulina).   La diffusa tendenza  di associare l’insulina ad altri  farmaci dopanti contribuisce ad aggravare  ulteriormente la situazione. In  relazione allo sport praticato l’insulina viene  generalmente combinata con steroidi anabolizzanti (derivati del testosterone),  eritropoietinaIGF-1, GHormoni tiroidei,  stimolanti (caffeina, efedrina,   amfetamine), diuretici, integratori e chi più ne  ha più ne metta. Questa  ipotesi è confermata dalle ammissioni di alcuni ex  sportivi professionisti che  durante la loro carriera arrivarono ad assumere  anche più di 10 farmaci al  giorno.

Dal sito www.my-personaltrainer.it

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