Soprattutto per i bambini, ma in generale per chiunque, lo sport deve essere fonte di gioco, di divertimento e di benessere. I bambini e i ragazzi hanno modo di costruire attraverso l’attività fisica non solo il loro corpo, ma anche la loro personalità. Attraverso l’attività sportiva possono sperimentare le loro capacità, mettere a fuoco i loro obiettivi e anche a fare i conti con la realtà: non sempre si può vincere, spesso si deve ci si scontra con la rivalità e con le sconfitte, con la paura di non farcela e con l’invidia
per chi invece riesce a tagliare il traguardo per primo. In questo, nessun insegnante potrebbe essere altrettanto chiaro ed incisivo come lo sport.
Oltre a portare il bambino a lavorare su se stesso, lo sport lo aiuta anche ad interagire con i suoi coetanei, facendo nascere grandi amicizie e insegnando lo spirito di gruppo. Il rispetto di se stessi e degli altri passa anche attraverso le regole del gioco e mette le basi per uno sviluppo armonico ed equilibrato del bambino, che si troverà da adulto a vivere con più serenità il rapporto con colleghi ed altri individui.
Inoltre, lo sport insegna al bambino a riconoscere anche un’altra forma di “autorità”, l’allenatore. A differenza degli insegnanti scolastici, l’allenatore si propone come guida del singolo rispetto al gruppo: non solo deve insegnare la tecnica, ma deve anche saper motivare ciascun individuo, riconoscendone la sua specificità e la sua unicità, cercando di armonizzare l’intero gruppo promuovendo la lealtà e lo spirito di squadra, proprio come un vero direttore d’orchestra.
Ecco che a questo punto il ruolo del genitore diventa quanto mai delicato ed essenziale: il genitore non è un compagno di squadra, né un avversario da battere né tanto meno un altro allenatore. Molto più semplicemente, il genitore sarà il primo tifoso di suo figlio! Cercherà di indirizzarlo verso lo sport che più lo valorizza e che meglio si conforma alle sue caratteristiche fisiche e caratteriali. Spesso i genitori scelgono per il proprio figlio lo sport che avrebbero voluto fare loro, o quello che già praticano o quello che trovano più comodo per ragioni di spostamenti e orari. Ma se davvero vogliamo che lo sport sia un volano per far emergere le potenzialità di nostro figlio, dobbiamo assecondarne i gusti ma anche cercare di trovare quello più indicato per il suo carattere.
A questo proposito, ci sono interessanti studi in materia, che associano a ciascun tipo di carattere lo sport che meglio si adatta: ovviamente, dopo aver tenuto comunque conto dei gusti e delle aspirazioni del bambino. Trovando lo sport giusto, infatti, è stato provato che un’adeguata attività sportiva aiuta in caso di:
- abitudini alimentari scorrette
- instabilità emotiva
- problemi del linguaggio
- abitudine a rosicchiarsi le unghie
- incapacità di organizzare il proprio tempo
- incapacità di instaurare e/o mantenere corrette relazioni sociali
- paure immotivate e abitudine alle bugie
in quanto lo sport aiuta il bambino a migliorare l’autocontrollo e a gestire le relazioni sociali, imparando ad accrescere l’autostima e la tolleranza alle frustrazioni.
Qualunque sia lo sport, si raccomanda che l’agonismo vero e proprio non avvenga prima dei 12 anni, perché prima non ci sono ancora i presupposti psicofisici per sostenere i ritmi della competizione. Nella scelta di quando iniziare con la pratica sportiva, è sempre opportuno sentire il parere del pediatra, ma in linea di massima queste sono le indicazioni per gli sport più diffusi:
3-4 anni = non necessario ancora fare un corso vero e proprio, ma piuttosto puntare sullo sperimentare varie esperienze di movimento e sul gioco, per poter sviluppare diverse competenze in modo armonioso.
Indicati: baby nuoto, sci, pattinaggio a rotelle e su ghiaccio, attività propedeutiche alla danza e alla ginnastica artistica e ritmica.
4-5 anni = si può iniziare a seguire dei corsi veri e propri.
Indicati: equitazione, judo.
5-6 anni = Indicati: nuoto, tennis.
6-7 anni = Indicati: minivolley, minibasket, minirugby, pallamano, atletica leggera (corsa), tiro con l’arco, calcio, karate, scherma.
7-8 anni = Indicati: arrampicata, squash, ciclismo, baseball, sport nautici.
Come scegliere lo sport giusto
Sono stati effettuati degli studi che partono dalla grafologia e dai disegni del bambino per arrivare ad individuare il tipo di carattere e, in base a questo, trovare lo sport più indicato.
E’ logico che si deve tenere anche conto delle predisposizioni naturali e delle caratteristiche fisiche!
Non è detto che lo sport giusto venga individuato al primo colpo: potrebbe essere necessario sperimentare anche più sport prima di arrivare a trovare quello che meglio si addice a ciascun bambino.
Sicuramente la prima scelta da fare è tra lo sport di squadra o quello individuale. Il primo è sicuramente più indicato per i bambini timidi, che possono trovare un aiuto nella squadra e trovare sicurezza in sé stessi. Ma anche i bambini egocentrici e troppo sicuri di sé possono imparare dallo sport di squadra a rispettare i tempi degli altri e a incassare a volte anche delle sconfitte.
Gli sport individuali, invece, sono estremamente utili per i bambini particolarmente inquieti, che difficilmente rispettano le regole e che hanno bisogno di imparare l’autodisciplina, una conquista importantissima non solo nello sport.
Vediamo a quali caratteri la corsa risulta essere lo sport più indicato: come già stato detto, questa si tratta solo di un’indicazione di massima, perché molto dipende anche dalle aspirazioni del bambino. Nulla vieta che altre tipologie di caratteri si rivolgano alla corsa come sport preferito.
Per i bambini introversi, che sono particolarmente introspettivi, molto riservati e selettivi nelle amicizie è indicata la corsa e l’atletica in generale. Di norma, sono bambini che quando prendono un impegno, lo portano avanti con serietà e determinazione, ma che se si trovano in un gruppo di coetanei più competitivi ed organizzati, rischiano di soccombere e di chiudersi ancora di più nel proprio guscio. Ecco che l’atletica, la danza e l’equitazione sono gli sport più adatti per un bambino insicuro, perché gli permettono di acquisire maggior fiducia in se stesso e di accrescere la sicurezza nelle proprie capacità, sperimentando i propri limiti e i propri punti di forza. Possono essere anche considerati come sport propedeutici allo sport di squadra, perché offrono al bambino i mezzi per imparare ad istaurare relazioni serene con i coetanei.
Per contro, anche il bambino eccessivamente competitivo potrebbe trovare giovamento dalla pratica dell’atletica leggera. La competitività sana è quella spinta che porta il singolo ad affermarsi secondo le proprie capacità. Ma diventa patologica quando è eccessiva e tiene il bambino in uno stato di costante allarme e opposizione verso gli altri, caricandolo di inutile ansia. Di solito capita, ad esempio, quando nasce un fratellino. Anche in questo caso, uno sport individuale come la corsa o in generale l’atletica è più indicato rispetto a quello di squadra. E’ vero che lo sport individuale implica di per sé una forte competitività che può portare a tanti successi sportivi, ma la stessa competitività spesso si scontra con un dato di fatto: può succedere che chi oggi primeggia in una disciplina, domani sia costretto a cedere il passo a chi è superiore fisicamente e – soprattutto – psicologicamente. Lezione dura, ma il messaggio passa…
Qualunque sia la disciplina scelta per i nostri bambini, va sempre ricordato che lo sport deve essere divertimento! La pratica sportiva li aiuterà a crescere fisicamente e psicologicamente, ma senza far nascere in loro l’idea che un giorno diventeranno famosi e magari guadagneranno un sacco di soldi. Se si tratta di vero talento, questo emergerà senza dover continuamente sollecitare il loro spirito di competizione. “Campioni si nasce”, ma è compito dell’allenatore far nascere il talento e motivare il piccolo atleta in modo da mettere a frutto le sue potenzialità. Se il bambino, la famiglia e l’allenatore riescono ad instaurare un buon rapporto, si riescono ad evitare malintesi o aspettative sbagliate e solo così lo sport diventerà un mezzo per aiutare a crescere bene il proprio figlio, favorendo il suo benessere.
Informazioni tratte da “A ogni bambino il suo sport” di Evi Crotti e Alberto Magni, RED