19 Aprile, 2024

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Il runner debole

Il runner debole

10988928_10152588666337805_4083100893026758235_oUno dei maggiori limitatori della prestazione è sicuramente una psicologia fragile. Esiste un tipo di atleta che, al di fuori della corsa, può apparire del tutto normale ed equilibrato. In realtà il suo equilibrio è solo dovuto all’assenza di fattori di scontro (famiglia, lavoro, amici ecc.), casualmente non presenti o accuratamente evitati con scelte di vita importanti. Nella sua dimensione agonistica la corsa però spesso mette in crisi lo pseudoequilibrio del sistema, perché la fatica è uno stato decisamente critico per chi vuole livelli di tranquillità notevoli nella propria esistenza. D’altro canto il soggetto avverte il piacere dello sport, ne apprezza i benefici, sia fisici sia psichici. Anzi addirittura comprende che lo sport può farlo diventare più forte e che quindi può giovargli anche nella vita. Il vero problema diventa allora lo scontro fra la psicologia primitiva del runner e quella che desidera sia la sua nuova pelle. In questo scontro non è detto che

il nuovo vinca sempre, anzi spesso soccombe, sopraffatto da una serie di compromessi che lasciano le cose come stanno. Nei paragrafi successivi analizzeremo alcune caratteristiche del runner debole.

Il runner debole teme per la sua salute

Il caso più patologico è il timore per il proprio cuore (su questo timore, nelle palestre, il cardiofitness ha costruito un business colossale), perché il runner debole non conosce imeccanismi di difesa del muscolo cardiaco. Più frequentemente, il timore per la salute è rappresentato da una scarsa propensione a correre in momenti climaticamente sfavorevoli: d’estate per fare una decina di chilometri si porta mezzo litro d’acqua e d’inverno per correre con la pioggia si barda come per una spedizione al Polo Nord. I casi più gravi non si allenano affatto. Guardate l’abbigliamento di un runner e capirete la forza della sua mente. Un altro atteggiamento classico è l’uso di integratori non per migliorare la prestazione, ma per sopperire a eventuali carenze che lo sport può aver innescato: pensate che i ragazzi keniani quando si fanno venti chilometri per andare a scuola si portino gli integratori salini?

Il runner debole non corre mai da stanco

La frequenza di allenamento del runner debole è bassa: 2 o 3 allenamenti alla settimana, raramente 4, a prescindere dal tempo a disposizione. Non sopportando la stanchezza, vuole sempre correre da riposato e quindi usa uno o due giorni per recuperare il precedente “duro” allenamento.

Il runner debole adatta gli allenamenti a un modesto carico di fatica

Poiché non sopporta mentalmente la fatica, il runner debole si ritaglia sempre allenamenti facili. Insieme al punto precedente, questo atteggiamento determina il non impiego della supercompensazione e uno scarso risultato allenante. Un runner debole che era entrato nel nostro gruppo era riuscito a portare il suo potenziale sui 5000 attorno ai 19′ (3’50″/km). Dopo un anno, abbandonò il gruppo perché l’allenamento era “troppo massacrante”: passò da 5 allenamenti scientifici settimanali a soli tre allenamenti “personalizzati” con due uscite turistiche in bicicletta. Morale: dopo un anno aveva perso 10-15″/km.

Il runner debole si dedica spesso ad attività parasportive, scambiandole per un ottimo allenamento

Escursioni, gite in bicicletta con la famiglia, partita di tennis con il nonno ottuagenario, nuotata al mare durante il week-end ecc. vengono visti come “fondamentali tasselli” del proprio programma di allenamento. Sicuramente possono essere piacevoli, ma con la corsa nulla c’entrano.

Il runner debole accetta infortuni e invecchiamento come ineluttabili

Non esiste la volontà di andare a fondo di infortuni magari cronici (come un mal di schiena o un dolore al ginocchio) perché “tanto è l’età”… Anche il calo delle prestazioni è sempre e comunque giustificato con l’età, non tanto con un atteggiamento troppo remissivo nei confronti dello sport.

Ovviamente non si deve cadere dalla padella alla brace diventando runner irresponsabili che fanno della corsa un’impresa epica alla Rambo, ma aggiustare le proprie debolezze non può che produrre miglioramenti.

Il runner pseudodebole

La condizione che abbiamo descritta è tipica anche di molti principianti che deboli non sono. La loro debolezza è indotta dall’inesperienza nella corsa. Ovvio che se ricevono il consiglio di coprirsi con k-way, maglione di lana ecc. nei giorni di pioggerellina per evitare una polmonite, se non razionalizzano subito che il suggerimento è sbagliato, probabilmente si comporteranno da runner deboli senza esserlo.

È pertanto importante che il principiante esamini il proprio atteggiamento nei confronti della corsa ed elimini tutte quelle debolezze che pesano come inutili fardelli e sono probabilmente solo il frutto dell’interazione con altri runner con psicologia decisamente fragile. Uno degli esempi più classici è l’uso del cardiofrequenzimetro come strumento per monitorare l’attività cardiaca, evitando di “esagerare”.

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