04 Maggio, 2024

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Attività fisica e Diabete di tipo 2

Attività fisica e Diabete di tipo 2

11149819_10152740168497805_5190088861778954800_oIl diabete mellito di tipo 2 comprende un gruppo eterogeneo di malattie metaboliche, caratterizzate da iperglicemia cronica e da disordini del metabolismo dei carboidrati, dei lipidi e delle proteine, derivanti dalla mancata produzione e/o dalla resistenza dei tessuti periferici all’azione dell’insulina. Il diabete mellito di tipo 2 è detto dell’adulto perché in genere la patologia compare dopo i 40 anni; a differenza del diabete tipo 1, nel tipo 2 non si ha una carenza assoluta di insulina, ma i tessuti bersaglio mostrano una resistenza patologica alla sua azione.
L’eziologia del diabete tipo 2  è basata su fattori genetici ed ambientali. La trasmissione della malattia non segue le classiche leggi della genetica, ma la

trasmissione è poligenica (cioè dovuta a più geni) e multifattoriale (ovvero anche i fattori ambientali cooperano alla sua espressione). Nei soggetti con suscettibilità genetica a sviluppare diabete mellito di tipo due, la malattia è favorita da fattori ambientali quali un elevato apporto calorico e la sedentarietà. Inoltre, tali fattori sono i principali responsabili di un terzo elemento responsabile dell’insorgenza di tale patologia, ovvero l’obesità.

L’obesità è presente in oltre l’80% dei pazienti con diabete mellito di tipo due. Essa è accompagnata a insulino-resistenza e ad iperinsulinismo compensatorio all’iperglicemia. L’obesità riveste un ruolo di primo piano nello sviluppo della resistenza all’insulina; infatti, il tessuto adiposo è in grado di produrre una serie di sostanze (leptina, TNF-α, acidi grassi liberi, resistina, adiponectina), che concorrono allo sviluppo dell’insulino-resistenza. Inoltre nell’obesità, il tessuto adiposo è sede di uno stato di infiammazione cronica a bassa intensità, che rappresenta una fonte di mediatori chimici che aggravano la resistenza all’insulina.

Effetti dell’attività fisica/esercizio fisico e dell’allenamento sul paziente diabetico

Per decenni l’esercizio fisico, associato ad una corretta alimentazione, è stato considerato uno strumento utile  per i soggetti diabetici. Tuttavia, è solo da circa 20 anni che – sulla base dei risultati dei numerosi studi effettuati – la comunità scientifica internazionale è unanime nell’affermare che un esercizio fisico regolare è efficace non solo nella prevenzione, ma anche nel trattamento del diabete.
Gli studi hanno dimostrato, infatti, che gli effetti dell’esercizio fisico si espletano sia in acuto (in seguito cioè ad una singola sessione) che in “cronico” (dopo un periodo di allenamento) e a diversi livelli: insulino-sensibilità, trasporto del glucosio e altri fattori di rischio connessi alla patologia diabetica; vediamoli nel dettaglio.

Insulino-sensibilità

La resistenza all’insulina è un’anomalia frequente nel diabete di tipo 2.

Nei soggetti in fase precoce di diabete di tipo 2, la resistenza all’insulina riduce l’assorbimento del glucosio insulino-mediato del 35-40% rispetto ad individui sani. L’assorbimento del glucosio insulino-mediato si verifica principalmente nei muscoli scheletrici ed è direttamente correlato alla quantità di massa muscolare ed inversamente correlato con la massa grassa. Gli studi hanno dimostrato che l’esercizio fisico aumenta l’insulino-sensibilità periferica in individui con diabete di tipo 2, e che questa maggiore sensibilità persiste dalle 24 alle 72 ore post-esercizio.
L’effetto dell’esercizio fisico acuto sul meccanismo dell’insulino-sensibilità è perso in pochi giorni, per cui affinché tale effetto persista l’esercizio dev’essere svolto in maniera costante e con non più di 2 giorni senza effettuarlo.

 

Trasporto del glucosio

L’assorbimento del glucosio a livello muscolare richiede tre passaggi. Questi sono il trasporto del glucosio dal sangue al muscolo, il trasporto del glucosio attraverso la membrana cellulare e la fosforilazione del glucosio all’interno del muscolo.

Diabete Mellito

Rappresentazione schematica del controllo dell’entrata del glucosio nel muscolo scheletrico durante il lavoro muscolare.

 

Il solo gradiente di trasporto del glucosio non sarebbe sufficiente a sostenere l’assorbimento di glucosio durante l’esercizio, fisico se non  aumentassero il flusso di sangue e il reclutamento dei capillari. Il maggiore flusso ematico si rende necessario per fronteggiare le maggiori richieste di ossigeno e di nutrienti. Inoltre, all’aumento del flusso di sangue si accompagna anche l’apertura di capillari normalmente non utilizzati, in modo tale da aumentare l’irrorazione del muscolo.
Il secondo passaggio è il trasporto del glucosio nella cellula. Tale  trasporto avviene a livello della muscolatura scheletrica mediante i trasportatori 4 del glucosio (GLUT-4). L’ esercizio fisico è in grado di aumentare il trasporto del glucosio all’interno della cellula, stimolando la traslocazione dei GLUT4 dal citosol alla superficie della cellula.
Infine, l’ultimo passaggio prevede la fosforilazione del glucosio da parte dell’esochinasi. E’ stato dimostrato che l’esercizio fisico aumenta i livelli di esochinasi nel muscolo scheletrico

Scritto da : Massimo Golia

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