23 Dicembre, 2024

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SI RITIRA O NON SI RITIRA?

SI RITIRA O NON SI RITIRA?

Haile Gebreselassie a New York ha detto basta, ma Londra non è così lontana. E poi ci sono i contratti con gli sponsor_____di Mario Nicoliello Ritiro vero, o soltanto apparente. Al momento sembrerebbe percorribile la prima ipotesi. Quella di domenica a New York dovrebbe essere stata l’ultima gara ufficiale di Haile Gebrselassie. «Mi fermo qui. Non avevo mai pensato al ritiro, ma oggi mentre correvo ho capito che il momento è arrivato. È dura combattere con questi ragazzi, meglio fare una scelta. Perciò ho deciso: mi fermo qui». Parole che lasciano poco spazio alle repliche, anche se gli addetti ai lavori sono convinti che il Negus potrebbe ripensarci e presentarsi al via della maratona olimpica di Londra 2012. Qualsiasi sarà l’epilogo definitivo della vicenda, il vecchio Gebre (Haile) è riuscito a fare più notizia del giovane Gebre (Gebremarian), quello che domenica a New York ha tagliato per primo il traguardo di Central Park.Da Gebre a Gebre, quindi. Il futuro dell’Etiopia nella maratona appare già rosea, nonostante la resa del vecchio Haile.

Trentasette anni di sorrisi, una disponibilità alla conversazione rara in un mondo molto
 chiuso, una disinvoltura dentro e fuori gli stadi. Haile Gebrselassie ha conquistato il mondo dell’atletica molto prima di battere i record mondiali.
GLI ORI CHE CONTANO – Haile Gebrselassie nasce in un villaggio della provincia di Arsi, a sud di Addis Abeba, il 18 aprile 1973.
Sin da piccolo sviluppa la sua passione per la corsa. «Il correre è per me un gesto quotidiano, naturale e indispensabile come respirare, mangiare, dormire. Correre per me è vita. I giorni senza corsa sono giorni che non ho vissuto», ha dichiarato, proprio alla vigilia di New York, ai cronisti che da diciassette anni lo seguono sulle piste e le strade di tutto il mondo.
Sin da quel 22 agosto del 1993, quando al Neckar Stadion di Stoccarda un giovane etiope di vent’anni, mingherlino, 1 metro e 65 di altezza per 56 chilogrammi di peso, conquista il suo primo titolo mondiale. Gebre non era del tutto sconosciuto poiché aveva già nel suo palmares l’oro mondiale juniores conquistato a Seul nel 1992 (quando si aggiudicò anche i 5000).
A Stoccarda i riflettori sono tutti sul keniano Moses Tanui, iridato in carica in quanto vincitore a Tokio nel 1991. Al termine di un testa a testa entusiasmante Gebre batte Tanui per 52 centesimi: 27’46”02 contro 27’46”54. A Stoccarda Gebre sarà anche secondo nei 5000, preceduto dal keniano Kirui.
Inizia dalla Germania una striscia di vittorie iridate impressionante: Gebre sarà primo anche a Goteborg (1995), Atene (1997) e Siviglia (1999). Un poverissimo che all’epoca sembrava imbattibile e che invece il suo erede Kenenisa Bekele ha già eguagliato. Ma procediamo con ordine.
A Goteborg Gebre vince in  27’12”95, precedendo il marocchino Skah e il suo grande rivale il keniano Paul Tergat, l’unico negli anni Novanta a reggere il confronto in popolarità con Gebre grazie alle vittorie ottenute nella corsa campestre. Il rapporto tra Gebre e il cross non è mai stato dei migliori, le sue caviglie reattive da pistaiolo si disperdevano nel fango…così l’etiope abbandonò il fcross dopo il bronzo di Budapest 1994.
Odio per lo sterrato, amore per la pista. Ad Atene nel 1997 arriva il tris iridato. 27’24”58 bastano per precedere ancora una volta Tergat e il marocchino Salah Hissou. Il poker è servito invece due anni più tardi allo stadio Olimpico de la Cartuja di Siviglia. Il 24 agosto del 1999 Gebrselassie sale per l’ultima sul gradino più alto di un podio mondiale al termine di una gara dominata dal primo all’ultimo metro: 27’57”27. Il battuto è ancora una volta Tergat, sul gradino più basso del podio sale il connazionale Assefa Mezgebu.
Un decennio fantastico, l’ultimo del ventesimo secolo per Gebre, che ai quattro ori mondiali, aggiunge anche due successi olimpici. Ad Atlanta 1996 l’etiope iscrive il suo nome nell’albo d’oro della rassegna a cinque cerchi, vincendo la gara in 27’07”34. Ma il successo olimpico più bello, perché più sofferto, arriverà nel 2000 a Sydney. Al termine della più entusiasmante volata che la storia recente dei 10000 ricordi Gebre batte ancora una volta Tergat: 27’18”20 contro 27’18”29.
Si chiude in Australia un decennio fantastico: quattro ori mondiali, due olimpici. Haile è definitivamente nella storia.
 
I RECORD – Non solo medaglie pesanti, ma anche record del mondo e tanti dollari intascati dagli organizzatori dei meeting.
Il rapporto tra Gebrselassie e il cronometro è stato particolare. Nel senso che ogni qual volta l’etiope dava l’attacco ufficiale a un primato difficilmente sbagliava.
Al 4 giugno 1994 risale il primo record del mondo sui 5000 metri, 12’56”96, stabilito a Hengelo in Olanda. Sulla stessa pista, il 1° giugno 1998, Gebre ha realizzato il suo ultimo record sui 10.000 in 26’22”75, dodici giorni prima di realizzare a Helsinki il suo ultimo record sui 5000: 12’39”36.
In mezzo tanti successi nei principali meeting, dal Grand Prix al Golden Four per giungere alla Golden League, della quale Gebre è stato uno dei vincitori della prima edizione nel 1998, con l’incoronazione nell’ultima tappa di Mosca.
Complessivamente Gebre ha stabilito 27 primati mondiali dai 5000 alla maratona e ne detiene ancora quattro: maratona (2h03’59”, Berlino 2008), ora di corsa (21.285 metri, Ostrava 2008), 20000 in pista (56’26”00, Ostrava 2007), 10km su strada (27’02”, Doha 2002).
 
DALLA PISTA ALLA STRADA – L’allievo supera sempre il maestro. Così è stato anche per Gebre. Che aveva capito da subito che Kenenisa Bekele lo avrebbe battuto e superato.
Già nel 2001 a Edmonton c’erano stati i primi sintomi della perdita di smalto di Gebre in volata. In Canada Haile si deve accontentare del terzo posto, battuto da Kamathi e Mezgebu.
Due anni dopo a Parigi, Haile presenta al mondo il giovane Kenenisa, che ha la stessa età di quando lui trionfò a Stoccarda. Allo Stade de France va in scena una cronometro a squadre Etiopia contro Kenia. E alla fine è tripletta etiope: primo Bekele, secondo Gebre, terzo Sileshi Sihine. Haile capisce che il suo regno è finito e che la via del successo va ricercata sulla strada e non sulla pista.
Dopo il quinto posto alle Olimpiadi di Atene 2004, Gebre passa definitivamente alla maratona, distanza sulla quale aveva esordito a Londra nel 2002 in 2h06’35”.
Per due volte, sempre sulle strade di Berlino, Gebre migliora il primato mondiale, diventando l’unico uomo della storia a scendere sotto il muro delle 2 ore e 4 minuti sui 42 Km.
Alle Olimpiadi di Pechino problemi di asma hanno impedito al Negus di gareggiare sulla lunga distanza: ci ha provato lo stesso nei 10000, il vecchio amore, chiudendo al sesto posto.
La rivincita doveva essere a Londra, ma domenica è arrivata la notizia choc.
Così Haile rispondendo ai giornalisti alla vigilia della gara americana prefigurava il suo futuro: «Cosa faro quando mi ritirerò? Ho investito i miei guadagni in Etiopia: tra l’immobiliare e l’alberghiero do lavoro a 600 persone. Quando smetterò di correre avrò molto da fare e non escludo di potermi occupare anche di politica. Sempre per il bene dell’Etiopia. Ho avuto tanto. Posso, anzi devo, dare tanto». Si credeva che fosse lo scenario di un futuro abbastanza lontano, sarà invece un domani molto prossimo. Sponsor permettendo.
 

Mario Nicoliello

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