28 Marzo, 2024

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Psicologia delle ripetute lunghe

Psicologia delle ripetute lunghe

10857384_10152617837367805_5723683043503031915_oIn questo articolo vogliamo esaminare un aspetto della seduta d’allenamento troppo sovente dimenticato. Ogni seduta ha uno stimolo fisiologico, ma sicuramente ne ha uno anche psicologico. Infatti nella stesura del piano di allenamento un buon allenatore decide quali allenamenti inserire anche in base alla psicologia del suo atleta. Molto spesso sono i dettagli della seduta che fanno la differenza psicologica e il conseguente stimolo mentale. Esistono però tipi di seduta che hanno una finalità psicologica valida per tutti. Una di queste sedute è la ripetuta lunga con il recupero di corsa. Pochi runner amano le ripetute lunghe; in genere si tratta di maratoneti che ne fraintendono il significato (per la maratona, la ripetuta lunga ha come scopo principale l’abituare al ritmo gara, gestito in maniera uniforme), mentre chi gareggia su distanze più brevi preferisce ripetute brevi con ampi recuperi

per sognare velocità che in gara poi non riuscirà mai a tenere.

La ripetuta lunga invece migliora la capacità aerobica del soggetto, cioè, in termini pratici, la capacità di mantenere più a lungo una determinata velocità, spesso molto vicino alla SAN. Giustificare tali miglioramenti dal punto di vista fisiologico non è facilissimo. Per esempio 10 ripetute sui 1000 m con 1′ di recupero da fermo sono corsi più o meno alla stessa velocità di 4×2000 m con 1000 m di recupero a fondo lento. Si nota però che chi inserisce nel proprio piano di allenamento solo il primo tipo di lavoro e non fa mai ripetute lunghe, in genere ha la tendenza a calare decisamente nella seconda parte della gara.

Si deve pertanto pensare che l’atleta sia inadatto psicologicamente a reggere a lungo un determinato grado di fatica, abituato a “respirare” presto nelle ripetute brevi. Chi ha questo difetto, le prime volte che è portato su ripetute lunghe cala vistosamente nelle ripetute successive alla prima, soprattutto se le esegue da solo e mancano stimoli esterni a “mantenere” lo sforzo.

Per chi corre distanze attorno ai 10000 m diventa pertanto fondamentale inserire nel suo piano di allenamento ripetute sui 2000 e sui 3000 m. Il recupero deve essere sempre rigorosamente di corsa (il recupero da fermo è ammesso in caso di test sul valore dell’atleta) e deve essere di circa 40″/km superiore al ritmo della ripetuta (per esempio ripetuta a 4’20″/km e recupero a 5′/km).

Notiamo come il reggere psicologicamente alla velocità di gara di un atleta evoluto sia paragonabile al reggere alla distanza di un principiante. Per quest’ultimo il meccanismo migliore di allenamento è quello dei tratti, tanti minuti di corsa e tanti minuti di camminata: riducendo questi ultimi si arriva all’obiettivo. Per l’atleta evoluto si riduce progressivamente il rapporto fra distanze di recupero e distanza totale, per esempio iniziando con tratti veloci di 1500 m (e 1000 m di recupero) per finire con 3000 m veloci e 1000 m di recupero.

L’esempio può far capire come il runner evoluto che non sappia gestire le ripetute lunghe sia, a prescindere dal valore, ancora un po’ principiante e abbia ulteriori margini di miglioramento.

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