Un’onda d’urto è definita come un impulso acustico caratterizzato da una elevata pressione di picco, un breve ciclo di durata (<10ms), un rapido innalzamento della pressione (< 10ns) e un ampio spettro di frequenza (16Hz- 20 MHz). L’ onda d’urto si differisce da quella prodotta dall’ultrasuono, che consiste in oscillazioni periodiche con ampiezza limitata, per l’elevata ampiezza di pressione positiva che è seguita immediatamente da una modesta componente negativa.
Le apparecchiature attualmente in commercio producono onde che convergono in un
punto centrale, detto fuoco, nel quale si determina la massima energia pressoria e che rappresenta la zona terapeutica principale. La velocità di propagazione dell’OU risponde ai fenomeni di riflessione, rifrazione e assorbimento. Varia in relazione al mezzo in cui si trasmette e all’intensità dell’OU stessa. La quantità di energia acustica che può essere riflessa a livello dell’interfaccia fra muscolo e osso può arrivare al 36% mentre tra muscolo e aria è pari al 100%. Conoscendo questi parametri è possibile calcolare lo spessore del fronte d’onda che è compreso tra 1,5mm e 6mm. Quindi strutture come le pareti cellulari, il cui spessore è valutabile in pochi strati molecolari, sono sottoposte a elevati gradienti pressori al transito dell’onda d’urto, generando significative forze tensionali. L’impiego di un’interfaccia (gel o acqua) tra la sorgente e la parte corporea da trattare permette di trasmettere l’onda ma anche di regolarne la profondità di penetrazione.
L’azione terapeutica delle OU è la risultante di due effetti: diretti e cavitazionali.
Gli effetti diretti sono dovuti all’azione meccanica causata dalla temporanea pressione positiva che si sviluppa durante la propagazione dell’onda pressoria.
Gli effetti cavitazionali, molto più importanti, sono caratterizzati dall’espansione e oscillazione di bolle di gas, generate da un’onda pressoria, con successiva loro rottura che determina la formazione di un microgetto di acqua (“jet stream” cavitazionale) alla velocità di 2700/3000 km/h il quale, colpendo i tessuti vicini, scatena l’inizio di un processo lesivo cellulo- tessutale (membrane cellulari, mitocondri, citoscheletro) responsabile della catena degli eventi biologici desiderati
INDICAZIONI TERAPEUTICHE
L’applicazione di OU nella pratica clinica richiede un’approfondita conoscenza dell’anatomia e della patologia da trattare e anche dei principi fisici e terapeutici della tecnica utilizzata.
Studi hanno dimostrato effetti vantaggiosi in più del 50% dei casi dell’epicondilite, nella tendinite calcifica della spalla, nella fascite plantare e nella pseudoartrosi. Per questo motivo viene riconosciuta da molti come una buona alternativa alla chirurgia.
Esistono però molte variabili da tenere in considerazione per un buon trattamento: dal tipo di generatore, la densità del flusso di energia, la frequenza, il numero dei colpi, il numero di sessioni, l’intervallo fra loro, la tecnica di applicazione, l’uso o meno di messa a fuoco per immagine ecografica o radiologica, l’utilizzo o non di anestesia, la tempistica dei controlli.
Le principali indicazioni per le OU sono:
pseudoartrosi
tendinosi calcifiche e non di spalla
Tendinosi del tendine d’Achille
Fascite plantare
Epicondilite ed epitrocleite
Tendinite rotulea
Spasticità
Ischemia miocardica
Matteo Orsi
Fisioterapista- terapista manuale
Bibliografia
Medicina Fisica e Riabilitazione – Valobra
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