Prosegue il racconto sul tendine d’achille. In questo nuovo articolo si parla delle tendinopatie dell’achilleo e dei mezzi adatti per farne una diagnosi accurata. La diagnostica per immagini è il mezzo comunemente usato per vedere in maniera approfondita cosa è successo
TENDINOPATIE DELL’ACHILLEO
Un esauriente schema di classificazione per le tendinopatie dell’achilleo è utile non solo nel definire il problema, ma anche nel determinare un metodo razionale di trattamento.
Allo stato attuale la classificazione ufficialmente riconosciuta della patologia achillea distingue:
1) la tendinopatia inserzionale
La patologia inserzionale ha come sedi preferenziali la zona di inserzione del tendine al calcagno
2) le tendinopatie non inserzionali — peritendiniti (infiammazioni del peritononio, la guaina del tendine),
— tendinosi ( degenerazione del tendine)
— peritendinite con tendinosi.
3) la rottura sottocutanea,
che indica invece la lesione completa o parziale del tendine.
Parlando di patologia tendinea, eziologicamente distinguiamo:
1) patologia traumatica;
2) patologia da sovraccarico funzionale (overuse).
I fattori intrinseci più comuni correlati al trauma del tendine di Achille sono:
– Anomalie di allineamento dell’arto inferiore (Iper-pronazione del piede: durante la camminata o la corsa il piede ruota verso l’interno più del normale)
– Discrepanza in lunghezza delle gambe
– Debolezza muscolare e squilibrio
– Ridotta flessibilità muscolo-tendinea
– Lassità articolare
– Sovrappeso
– Malattie predisponenti
– Malformazioni calcaneari
Per fattori estrinseci si intendono tutti quei fattori che agiscono sul corpo umano dall’esterno.
I più comuni e quelli più importanti correlati alla patologia tendinea sono:
– Carico eccessivo sul corpo o sovraccarico funzionale (Eccessivi sforzi, corse in salita)
– Errore di allenamento (Incremento dell’intensità di allenamento )
– Condizioni ambientali (Terreni sconnessi)
– Attrezzatura scadente (Uso di scarpe da corsa poco “ammortizzate”)
– Regole inefficaci.
Anamnesi ed esame obiettivo
Un’ attenta anamnesi ed un dettagliato esame clinico costituiscono la base della diagnosi corretta e del trattamento efficace dei disordini tendinei acuti e cronici.
Durante l’anamnesi molta attenzione va posta nel valutare la presenza di malattie sistemiche di origine metabolica o infiammatoria, l’uso di terapie con farmaci corticosteroidei locali o generali o di antibiotici a base di fluorochinolonici.
È importante stabilire se il paziente è in grado di sostenere il carico, di camminare o di continuare a lavorare o partecipare ad attività sportiva in seguito ad un episodio traumatico acuto.
Bisogna avere l’esatta conoscenza dell’attività sportiva svolta dal paziente, se di tipo agonistico o amatoriale, conoscere le modalità di allenamento, il tipo di attrezzatura utilizzato, il terreno di allenamento, le calzature, etc.
Bisogna conoscere, altresì, le abitudini di vita quotidiana e il tipo di attività lavorativa svolta.
È altrettanto importante definire l’area in cui il dolore è più intenso e la sede che si presenta maggiormente dolente alla palpazione, nonché stabilire quali movimenti suscitano il dolore.
Il dolore rappresenta il sintomo cardine delle lesioni tendinee traumatiche. I pazienti lamentano tipicamente un dolore nell’area della porzione distale del tendine di Achille, 2-6 cm prossimamente dall’area dell’inserzione calcaneare.
Il dolore spesso si sviluppa con le prime attività mattutine e può aumentare con l’esercizio fisico, mentre diminuisce con il riposo. Aumentando l’interessamento del tendine, il dolore può associarsi sia alla deambulazione, sia alla corsa.
Alcuni pazienti svilupperanno infine un dolore anche a riposo.
Nel caso di rotture parziali o totali del tendine di Achille, i pazienti spesso riferiscono, dopo un “passo falso”, un salto o una “spinta”, la sensazione di uno schiocco udibile seguito dalla comparsa di dolore acuto, difficoltà nel camminare e indebolimento nella flessione plantare. I pazienti, inoltre, possono lamentare una mancanza di coordinamento e notare una tumefazione ed un’ecchimosi nella regione della caviglia.
Con una rottura acuta del tendine di Achille, l’osservazione di una discontinuità palpabile a livello del sito di rottura è un segno patognomonico. Entro 24 ore, tuttavia questi segni tendono ad essere meno evidenti e a rendere la diagnosi più difficile; il dolore, infatti, da acuto e lancinante si fa sordo e vago, la tumefazione dei tessuti molli può mascherare la discontinuità del tendine, la diminuizione della forza in flessione plantare può apparire meno evidente.
DIAGNOSTICA PER IMMAGINI
Radiografia
L’esame radiografico standard fornisce utili informazioni riguardanti la sede di rottura e il grado di dislocazione del tendine di Achille, inoltre ci permette di escludere eventuali patologie ossee concomitanti di diversa natura, di evidenziare la presenza di calcificazioni intratendinee o inserzionali (sperone posteriore) e di valutare l’eventuale presenza di deformità di Haglund.
Ultrasuonografia
L’ultrasonografia o ecografia rappresenta l’esame di prima istanza nella valutazione della patologia tendinea.
L’ecografia utilizza gli ultrasuoni, energie non nocive alla salute del paziente in quanto non determinano interazioni con la materia simili a quelle delle radiazioni ionizzanti (raggi X).
L’ecografia nello studio della patologia tendinea, spesso è diagnostica, e può essere sufficiente per una corretta impostazione terapeutica farmacologia, inoltre è una metodica a basso costo, facilmente ripetibile (si possono effettuare multipli controlli), che permette una ottimale visualizzazione dei tessuti molli (tendini, muscoli, cute e sottocute).
Il tendine di Achille è una struttura superficiale ben valutabile allo studio ecografico
Le migliori indicazioni per la valutazione dei tendini mediante ultrasonografia sono le lesioni tendinee traumatiche, i processi infiammatori, le degenerazioni e le calcificazioni tendinee, per le quali la diagnostica clinica può non essere sufficiente.
L’immagine ultrasonografica acquisita immediatamente dopo un trauma del tendine di Achille rivela le dimensioni e la localizzazione della lesione, ma è anche attendibile nell’identificazione delle lesioni croniche.
Risonanza Magnetica (Rmn)
La risonanza magnetica sicuramente è stata la più grande conquista nella diagnosi delle lesioni dei tessuti molli, compresi le lesioni traumatiche ed altri disordini dei tendini.
Rispetto alle altre tecniche di imaging, la RMN è caratterizzata da un elevato indice di sensibilità e di specificità nell’identificazione di qualsiasi tipo di patologia tendinea (lacerazioni complete o parziali, degenerazioni interstiziali o tendinosi, processi infiammatori, alterazioni inserzionali, calcificazioni ), e costituisce anche un eccellente strumento per seguire le fasi della cicatrizzazione tissutale in seguito a trauma o ad intervento chirurgico sui tendini.